Mimmo Assinnata junior, figlio di Turi e nipote dello storico boss Domenico Assinnata famiglia legata ai santapaoliani di Catania, ha deciso di non collaborare più con la giustizia, ritrattando , in sostanza, tutto quello che in un anno avrebbe spifferato alla Procura, ossia dal momento del suo pentimento arrivato nel settembre del 2018, subito dopo l’arresto scattato col blitz “Assalto”, alla fine dello scorso mese di agosto.
Ad annunciarlo è stato egli stesso, ieri, durante l’udienza relativa al processo per l’omicidio del boss Salvatore Leanza.
Domenico ‘Mimmo’ Assinnata junior era stato citato in qualità di testimone: l’ex pentito avrebbe dichiarato di aver deciso di fare un passo indietro relativamente alla sua collaborazione con la Procura, specificando che tutto quello che avrebbe rivelato non corrisponderebbe alla verità perché non sarebbe stato lucido, in quanto tossicodipendente. Ha anche aggiunto di avere preso dei psicofarmaci per curare i proprio disturbi.
Stamattina, durante l’udienza del processo “Assalto” in cui Assinnata junior è imputato per associazione mafiosa e associazione finalizzata allo spaccio di sostane stupefacenti, la pubblica accusa ha riformulato la richiesta della pena per l’ex pentito da 6 anni e 8 mesi a 20 anni:
tutto ciò in ragion del fatto che sono venute meno le attenuanti derivanti dalla collaborazione.
Assinnata junior è passato agli onori della cronaca nazionale per l’inchino del dicembre del 2015 quando, in occasione delle festività patronali di Santa Barbara, due cerei che di solito fanno da corollario al fercolo della santa patrona, sono andati sotto casa del boss Turi Assinnata (all’epoca in carcere) – presente solo il figlio Mimmo – inchinandosi con tanto di bacio da parte di un portatore verso il figlio del boss. Secondo la Procura sarebbe stato un gesto di riverenza per la famiglia Assinnata.