Giovanni Brusca resta in carcere. La prima sezione penale della Cassazione, al termine della camera di consiglio di oggi, ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa del boss di Cosa Nostra, che chiedeva la detenzione domiciliare.
Con il suo ricorso, la difesa di Brusca aveva impugnato la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma che, il 12 marzo scorso, aveva respinto l’istanza dei domiciliari. Brusca, dunque, resta recluso nel carcere di Rebibbia: la sua pena termina nel 2022, ma gia’ alla fine del 2021, per effetto dei benefici penitenziari, potrebbe essere definitivamente libero. Entro un mese saranno rese note le motivazioni della Cassazione.
“E’ una lotta infinita, e’ sempre molto difficile presentare un’istanza per conto di Giovanni Brusca per le polemiche che inevitabilmente precedono ogni volta una decisione. Io prendo atto di quanto deciso dalla Cassazione e aspetto di leggere le motivazioni anche se mi rendo conto delle conseguenze importanti che ci sarebbero state in caso di accoglimento del ricorso. Io comunque non intendo mollare”. E’ il primo commento dell’avvocato Antonella Cassandro, difensore dell’ex boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca, al quale la Suprema Corte ha negato la concessione degli arresti domiciliari.
“Avevo chiesto solo l’applicazione di alcune norme nei riguardi di un collaboratore di giustizia che non io ma altri hanno definito di rilevanza eccezionale per il contributo dato alle indagini e in tanti processi – ha aggiunto la penalista -.
E poi deve essere chiara una cosa, la detenzione domiciliare non significa essere liberi. Avevamo un parere limpido della procura nazionale antimafia. L’autorita’ competente ha pure certificato il ravvedimento di Brusca. Cercheremo di capire che cosa non ha convinto i giudici di Cassazione”.