La filletta brontese è un dolce tipico della piccola cittadina situata alle pendici dell’Etna che deve la sua fama al ricercatissimo pistacchio.
Fatta con amore, cura, passione e tradizione, la filletta presenta una caratteristica forma rotonda e una consistenza soffice mischiata al suo sapore semplice e originale. La vera storia di questo dolce è molto antica: si crede infatti che esso sia stato ereditato dagli arabi, durante la loro dominazione in Sicilia.
A Bronte, più di 300 anni fa, la ricetta era custodita segretamente dalle monache Benedettine del Monastero di Santa Scolastica in Piazza Spedalieri (a Badìa in dialetto brontese). Quando il monastero venne chiuso, le ultime monache che non avevano ancora fatto voto perpetuo, portarono fuori dalle mura la ricetta che per anni avevano custodito in segreto. Ad oggi, sono pochissime, forse due o tre, le signore che si dedicano a quest’arte culinaria. Sono loro le ultime depositarie.
La filletta nasce da un connubio di semplici e poveri ingredienti che rispecchiano la condizione di miseria che opprimeva Bronte in quel periodo: uova, zucchero e farina. Un trio perfetto che dà vita ad una tradizione rustica e umile, ma desiderata e imitata.
La ricetta è acquisita per competenza:
essa è frutto di continui esperimenti e prove a cui le signore hanno dedicato molto tempo e pazienza. Proprio per questo motivo, gli ingredienti sono pubblici, ma le dosi no. La cottura è una fase importante della preparazione, se non fondamentale e ricorda molto la cucina araba. Infatti la filletta è cotta in una padella di rame su un braciere colmo di cenere calda e chiusa da un coperchio su cui è posta altra brace ardente.
È questo particolare a conferirle l’unicità, perché, a detta delle “fillettare” (così vengono chiamate le signore che preparano le fillette), il forno la renderebbe secca e troppo asciutta. La tradizione brontese vuole che la filletta, avvolta in una specifica carta trasparente che ne conserva l’aroma, sia regalata per occasioni liete o poco felici, oppure semplicemente per una buona merenda. Una ricetta vecchia 1200 anni da gustare in ogni occasione.