Funerali in forma strettamente privata per Leonardo, il bimbo di due anni morto in auto dopo che il suo papà aveva dimenticato di accompagnarlo all’asilo.
Ad officiare il rito funebre, ieri pomeriggio, nella chiesa Maris Stella, a Catania, nel quartiere Ognina, è stato don Carmelo Politi, l’anziano sacerdote che un anno e mezzo fa aveva battezzato il bambino. “Non sia turbato il vostro cuore – ha detto rivolgendosi ai genitori, ai nonni e ai molti amici e colleghi – Leonardo è vissuto poco, ma non per questo non è stato un dono”. Il sacerdote ha chiesto il silenzio perche’ per una “tragedia simile – ha detto – non ci sono parole”.
Nel corso della funzione la mamma del bimbo, la cardiologa Maria Cannizzaro, rivolgendosi alla piccola bara bianca del figlio, ha letto una poesia: “La morte non è niente – ha sussurrato piangendo – non conta. Io me ne sono solo andato nella stanza accanto. Non è successo nulla. Tutto resta esattamente come era. Io sono io e tu sei tu e la vita passata che abbiamo vissuto così bene insieme è immutata, intatta. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il vecchio nome familiare. Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, Non assumere un’aria solenne o triste”. E’ rimasto in silenzio il papà di Leonardo, Luca Cavallaro che è indagato dalla procura di Catania per omicidio colposo.
IL CODACONS VA IN PROCURA
Il Codacons, intanto, ha deciso di presentare un esposto alle procure di Roma e Catania contro il governo, “alla luce della possibile fattispecie di omissione di atti d’ufficio”. Secondo il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi, “i ritardi nell’entrata in vigore della legge che introduce sulle auto l’obbligo di seggiolini anti-abbandono, varata dal precedente governo, sono da attribuire unicamente alle istituzioni italiane, che avrebbero potuto rendere effettiva la misura anche in assenza del benestare dell’Ue, in virtu’ di ragioni d’urgenza e sicurezza. Per tale motivo denunciamo il governo in procura per omissione di atti d’ufficio, e abbiamo deciso di avviare una class action pubblica contro lo Stato, ai sensi della legge Brunetta, affinche’ si arrivi ad una condanna per gli intollerabili ritardi nell’attuazione della normativa”.