La Dia di Trapani ha sequestrato beni e conti correnti riconducibili a tre imprenditori di San Giuseppe Jato (Palermo) accusati di aver finanziato la latitanza di Matteo Messia Denaro. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Penale e Misure di Prevenzione, su proposta del Direttore della DIA. Le indagini hanno permesso di ricostruire gli interventi dell’associazione mafiosa, rappresentata nella circostanza dai boss Salvatore Crimi e Michele Guccidardi, nella gestione di una grossa operazione, finalizzata alla speculazione immobiliare attraverso l’acquisto, ad un’asta giudiziaria, di una vasta tenuta agricola di oltre 60 ettari e la successiva rivendita alla società agricola riconducibile ai tre imprenditori di San Giuseppe Jato. L’azienda agricola, di proprietà della moglie di Antonio Salvo, nipote degli esattori salemitani Nino e Ignazio Salvo, veniva formalmente acquistata all’asta da Roberto Nicastri, ritenuto prestanome del fratello Vito, noto imprenditore del settore eolico per 530.000 euro. Il prezzo di vendita reale dei terreni era, però, notevolmente superiore a quello dichiarato negli atti notarili e la differenza, pari a oltre 200mila euro, sarebbe stata versata in contanti nelle mani dagli uomini di Cosa nostra, per la loro attività di “intermediazione immobiliare”. Gucciardi avrebbe inoltre costretto l’originaria proprietaria dei terreni a rinunciare ai propri diritti di reimpianto dei vigneti sulla tenuta agricola, per consentire agli imprenditori di San Giuseppe Jato di ottenere finanziamenti comunitari per 600mila euro circa, in parte distratti per pagare il prezzo d’acquisto della tenuta stessa.