Dalla bottega del Verrocchio, il maestro di Leonardo da Vinci, ai carri di Santa Lucia. Nel 500° anniversario della morte di Leonardo da Vinci, la città di Belpasso – promotrice la fondazione Carri di S. Lucia e l’amministrazione comunale – quest’anno mira a esaltare il genio di Leonardo nella realizzazione delle macchine sceniche che da circa 130 anni hanno ispirato la creazione dei carri belpassessi. Nella tradizionale festa agostana del “Patrocinio di Santa Lucia” quest’anno ad aprire i festeggiamenti un convegno pubblico che ha messo in correlazione l’arte e la scienza. Ieri nel proscenio di Piazza Duomo davanti “a casa vara” attorno al tavolo sono intervenuti il professore Luigi Fortuna, che ha illustrato l’aspetto tecnico e il movimento delle machine barocche. La dottoressa Maria Gabriella Capizzi, la professoressa Lucia Tricilia quale esperta delle scenografie delle macchine barocche del rinascimento. Ha concluso il professore Paolo Giansiracusa, docente di storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. I belpassessi, ormai da tradizione, vivono la notte del 12 dicembre un immancabile appuntamento con i carri di Santa Lucia allestiti dai volontari dei quartieri: veri e propri “teatri” montati su di un rimorchio, dove sofisticati marchingegni meccanici entrano in funzione facendo comparire immagini, colori, luci e personaggi, attraverso i quali viene lanciato un messaggio di devozione e di attualità incentrato sulla vita della martire Lucia. Per grandi e piccini è una notte magica, perché nonostante il freddo avvolga impietoso i volti della gente, nessuno ha voglia di allontanare lo sguardo da quelle scene colorate, da quegli ingranaggi precisi, dalle musiche e dai commenti che si susseguono velocemente man mano che il “carro” esegue le sue “spaccate” (si chiama così l’apertura sequenziale di ciascuna scena pittorica). Anche i telefonini sono ormai protagonisti, poiché rilanciano ai parenti lontani quelle immagini spettacolari. Appunto tra Fede e tradizione, spettacolo e cultura locale si intrecciano per dar vita, come accade ogni anno, ad una delle manifestazioni più sentite e cariche di passione per Belpasso e per i belpassesi .
“Appena sedicenne – racconta Giansiracusa – Leonardo, che si era rifiutato a continuare l’attività della famiglia, venne portato dal padre nella bottega del Verrocchio. Fu allora che tra le macchine e i manufatti, dove si progettavano sculture quando in quel periodo si stava realizzando la parte finale della lanterna della cupola del duomo di Firenze, fu ispirato, attratto dalla sfera di rame a guscio, che poi fu collocata nella parte finale della cupola. Probabilmente tutto queste cupole che vediamo rotare sui carri, derivano da quel germe vissuto nella bottega del Verrocchio. Anche nelle figure equestre che nascono in quella bottega di artigiano, il giovane Leonardo dispensa consigli utili per i movimenti artistici per la realizzazione dell’opera”.