Mentre a Vittoria si stanno celebrando i funerali del cuginetto Alessio, da Messina la notizia che aggiunge strazio allo strazio. Simone, dopo avere lottato come un leone, non ce l’ha fatta. E’ deceduto dopo tre giorni di agonia al reparto di Terapia intensiva del Policlinico di Messina. Il bambino, a cui erano state amputate le gambe dal Suv che ha ucciso il cugino, era stato trasferito in elisoccorso alle 3 del mattino del 12 luglio a Messina dopo che il personale sanitario dell’Ospedale di Vittoria era intervenuto per cinque ore nel tentativo di stabilizzare la situazione già drammatica in cui versava. “Mi sono tenuto costantemente in contatto per sapere delle condizioni del piccolo Simone. Poco fa purtroppo la professoressa Gitto, primario del reparto di terapia intensiva pediatrica mi ha dato la terribile notizia: Simone non ce l’ha fatta. Siamo accanto alle famiglie, condividiamo lo stesso profondo dolore”, dice Filippo Dispenza, uno dei commissari che governa la citta’ di Vittoria. Chiesa stracolma.
Tutta la città di Vittoria, nel ragusano, ha reso omaggio al piccolo Alessio, 11 anni, falciato da un Suv giovedì sera mentre stava giocando davanti alla sua casa. Nella Chiesa di San Giovanni c’erano più di tremila persone che hanno voluto testimoniare vicinanza e affetto alla famiglia della piccola vittima e per dire no alle scorribande di criminali che hanno spento la vita di un ragazzino di 11 anni. A celebrare la messa il vescovo di Ragusa Carmelo Cuttitta che ha ricordato l’insegnamento che la morte di Alessio potrà dare. “Oggi Alessio è con noi – ha detto il Vescovo – e lo sarà sempre. Il suo sacrificio non resti vano”. ù
“A Vittoria la mafia e’ tornata a colpire e non risparmia neppure i bambini, ultima vittima il piccolo Alessio. Si sentono forti ed impuniti e arrivano sino al punto di insultare e aggredire via social il giornalista Paolo Borrometi, presidente di Articolo 21, consigliere nazionale della Federazione della stampa, perche’ continua ad ‘Illuminare’ quel territorio e a reclamare una decisa e risolutiva azione dello Stato”. Cosi’ Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente Fnsi, in una nota, in cui spiegano: “Parenti e amici del boss Titta Ventura, in carcere, non trovano di meglio che minacciare ed avvertire ‘l’infame’ Paolo Borrometi. Mandanti ed esecutori vanno messi da subito in condizione di non nuocere e di non inquinare la civile convivenza a Vittoria. Spetta, infine, ai media il compito di illuminare a giorno i covi da dove sono partite le minacce e riprendere le inchieste di chi, a cominciare da Borrometi, non intende piegare la testa di fronte ai mafiosi e alle loro minacce”, concludono.