“Interessa fermare questo disegno e quindi garantire continuita’ a questa amministrazione”, diceva l’ex rettore di Catania, Giacomo Pignataro, conversando con il suo successore Francesco Basile, intercettato dalle microspie della Digos della polizia. Entrambi sono stati sospesi insieme ad altri 8 docenti dell’ateneo nell’ambito dell’inchiesta “Universita’ bandita” che ha svelato un sistema che pilotava i concorsi, non solo nel capoluogo etneo. “Se in una squadra di calcio il capitano si fa male, la squadra continua giocare con gli stessi giocatori e la fascia di capitano la prende un altro, perche’ e’ ovvio che se c’e’ un altro che deve prendere la fascia di capitano…”. Replica ancora Pignataro: “I
colonnelli stanno sbandando perché l’esercito è in subbuglio, quindi spetta al generale rimetterli in linea”.
Il giorno dopo l’elezione di Francesco Basile a rettore dell’Università di Catania, nel momento in cui incontrò per la prima volta nell’ateneo il suo predecessore, Giacomo Pignataro, avrebbe chiesto se la “stanza fosse stata o meno bonificata da eventuali cimici”. E’ uno dei particolari dell’operazione ‘Università bandita’ coordinata dalla Procura etnea dopo l’attività investigativa della Digos della Questura di Catania.
Il consiglio di amministrazione sarebbe stato deciso a tavolino da Giacomo Pignataro e Francesco Basile, rispettivamente ex ed attuale rettore dell’Università di Catania, che avrebbero stabilito anticipatamente chi doveva farne parte e avrebbero materialmente consegnato ‘pizzini’ a Giuseppe Sessa e Filippo Drago, che li avrebbero distribuiti a tutti i componenti del Senato accademico. E’ uno dei particolari emersi dall’operazione ‘Università bandita’ coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania e condotta dalla Digos della Questura etnea. I ‘pizzini’ sarebbero stati dati non solo ai docenti ma anche al personale tecnico – amministrativo ed anche ai rappresentanti degli studenti. “C’è stata una maggioranza bulgara sulla volontà del rettore”. Questo un commento intercettato dagli investigatori sull’esito della votazione per l’elezione dei componenti del consiglio di amministrazione.
“Vediamo chi sono questi stronzi che dobbiamo schiacciare…”. Questa una delle frasi intercettate dagli investigatori durante l’indagine sfociata nell’operazione ‘Università bandita’ coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania e condotta dalla Digos della Questua etnea. A pronunciarla, riferendosi agli altri candidati, parlando con un candidato che dovrà vincere, sarebbe stato il prof. Giuseppe Barone, tra gli indagati. In un’altra intercettazione uno degli indagati pronuncia la frase: “Hanno pestato la merda ora se la piangono” commentando l’operato di un candidato che aveva presentato ricorso, che sarebbe stato minacciato di ritorsioni nei confronti della moglie, che non avrebbe mai – queste le minacce – più fatto parte di una commissione. In un’altra intercettazione il rettore Francesco Basile parlando in merito ai concorsi ‘ad hoc’, avrebbe detto: “L’università nasce su una base cittadina abbastanza ristretta di élite culturale della città perché fino ad adesso sono sempre quelle le famiglie”.