Ministrare non ministrari”, servire e non essere serviti. E’ il motto, tratto dal Vangelo (Matteo 20, 28,), scelto dal Vescovo di Lamezia Terme, l’adranita mons. Giuseppe Schillaci. Campeggia su un cartiglio posto sotto lo stemma scelto da mons. Schillaci per identificare il suo episcopato a Lamezia Terme. A disegnare lo stemma, su precise indicazioni di mons. Schillaci, è stato un esperto di araldica ecclesiastica.
Sullo scudo che ricorda quello di Papa Giovanni XXIII al centro c’è una torre – su uno sfondo giallo, colore della fede – un omaggio alla città di Adrano (il cui simbolo è il Castello Normanno) e a quella di Lamezia Terme che ha una torre nel proprio stemma.
La Torre è soprattutto simbolo di roccaforte estrema, com’è la fede per gli uomini. Il libro della Parola è adagiato su uno sfondo rosso (colore che simboleggia il sacrificio) e porta i simboli dell’Alfa e dell’Omega, l’inizio e la fine. Il rosso e il giallo, insieme, sono i colori della Regione Siciliana.
Il passo dal quale mons. Giuseppe Schillaci ha scelto il proprio motto è tratto – come dicevamo – dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 20, versetto 28 che nel testo in latino recita: “Filius hominis non venit ministrari sed ministrare”.
La cerimonia per la Consacrazione a Vescovo di Lamezia Terme di monsignor Schillaci si terrà sabato 6 luglio, alle ore 17.00, nella Cattedrale di Lamezia.
Ufficializzato il nome del secondo co-consacrante, accanto a quello del Vescovo uscente di Lamezia Terme, mons. Luigi Cantafora: è mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo metropolita di Catanzaro e presidente della Conferenza episcopale calabra. Bertolone è siciliano di nascita, originario di San Biagio Platani, in provincia di Agrigento.
Vescovo consacrante è l’Arcivescovo metropolita di Catania, mons. Salvatore Gristina.