Mafia, per l’anniversario di Capaci 70 mila studenti nelle piazze italiane: #PalermoChiamaItalia

Sono oltre 70.000 gli studenti che anche quest’anno, il 23 maggio, affolleranno le piazze di tutta Italia per #PalermoChiamaItalia.
Di questi, circa 1.500 salperanno da Civitavecchia direzione Palermo a bordo della Nave della Legalità. Sono le celebrazioni del 27esimo anniversario delle stragi di Capaci e viale D’Amelio – dove persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e gli agenti delle loro scorte Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Rocco Dicillo, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Claudio Traina – che vedrà protagonisti ragazzi, cittadini e rappresentanti delle istituzioni che a gran voce grideranno il loro ‘no a tutte le mafie’.
La manifestazione è promossa dal 2002 dal ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone e si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il Patrocinio del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. Rientra in un percorso promosso dal MIUR per incoraggiare nelle scuole attività didattiche mirate alla cultura del rispetto e della legalità e per una cittadinanza attiva e responsabile. L’evento in questi anni è andato arricchendosi di importanti contributi grazie agli accordi firmati con l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, il Consiglio Superiore della Magistratura (Csm), l’Associazione Nazionale Magistrati (Anm).
Come di consueto, le celebrazioni istituzionali inizieranno nell’Aula Bunker dell’Ucciardone, luogo simbolo del Maxiprocesso a Cosa Nostra. Nel pomeriggio partiranno invece i due tradizionali cortei, che vedono protagonisti gli studenti palermitani insieme ai coetanei arrivati con la nave da Civitavecchia: il primo si muovera’ alle 15.30 da via D’Amelio, il secondo alle 16 dall’Aula Bunker. Entrambi si ricongiungeranno sotto l’Albero Falcone, in via Notarbartolo, per il Silenzio, alle 17.58, l’ora della strage di Capaci. A salutare la partenza della Nave a Civitavecchia, sara’ il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il ‘no’ alle mafie verrà rilanciato il 23 maggio in molte città italiane, in una sorta di staffetta a distanza tra gli studenti, con iniziative sui temi della legalità (concerti, dibattiti, proiezioni, performance teatrali, gare). Il tema dell’edizione di quest’anno di #PalermoChiamaItalia è dedicato alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, firmata a Palermo nel 2000, entrata in vigore il 29 settembre 2003 e ratificata da 189 Stati. Alla Convenzione di Palermo è intitolato anche il concorso nazionale per questo anno scolastico dal titolo: ‘Follow the money. Da Giovanni Falcone alla Convenzione Onu di Palermo contro la criminalita’ organizzata transnazionale’. I migliori elaborati degli studenti saranno premiati durante la cerimonia in Aula Bunker.
A presentare la manifestazione, nella sede romana della Rai in viale Mazzini, oltre ai vertici dell’azienda, il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, il capo della Polizia, Franco Gabrielli, Maria Falcone, presidente dell’associazione dedicata a suo fratello Giovanni, il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho, e Tina Montinaro, vedova dell’agente di scorta, Antonio.
“Quella che vedremo il 23 maggio in tutta Italia- ha detto Bussetti- sara’ una ‘scuola viva’. Animata dall’insegnamento di importanti servitori del nostro Stato che hanno dato la vita per liberare il loro Paese dalla mafia. E da valori di giustizia e di rispetto che devono trovare concretezza nella nostra quotidianita’”. “Nessuno di noi- racconta Maria Falcone- quel 23 maggio di 27 anni fa avrebbe immaginato che un giorno tragico, un giorno di dolore e lutto, sarebbe stato l’avvio di una trasformazione profonda del nostro Paese, l’inizio di un percorso che migliaia di studenti, migliaia di persone hanno da allora intrapreso portando avanti le idee di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e di tutti gli uomini e le donne dello Stato che sono morti per mano della mafia. La mafia non si vince solo con la prevenzione ma e’ anche un fatto culturale, quel concetto che non c’era quando Giovanni lavorava. Solo una rivoluzione culturale profonda consente di vincere la battaglia contro la criminalita’ organizzata”.

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