Preparavano uno sciopero di 7 giorni – dall’1 al 7 giugno – che avrebbe ‘svuotato’ le pagine della Provincia del quotidiano La Sicilia. Poi, sebbene incazzati, i corrispondenti del quotidiano catanese hanno scelto di stilare un duro comunicato di denuncia per dire che d’ora in poi “se non ci pagate, smetteremo di scrivere”. A sottoscriverlo sono stati quasi tutti i corrispondenti della pagina etnea ma il discorso vale anche per tutti i corrispondenti delle altre province.
Secondo quanto ha calcolato l’Assostampa siciliana, il sindacato dei giornalisti, le somme dovute a tutti i giornalisti ammontano a mezzo milione di euro.
Il quotidiano La Sicilia, lo ricordiamo, è finito sotto sequestro nel settembre dello scorso anno (primo caso in Italia) assieme ad Antenna Sicilia e Telecolor e alla maggioranza delle quote azionarie della “Gazzetta del Mezzogiorno” di Bari. L’ex direttore-editore Mario Ciancio è attualmente sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Dal 24 settembre il direttore è Antonello Piraneo. La gestione del giornale è affidata ad amministratori giudiziari.
“Alcuni di noi – racconta uno dei corrispondenti che ha aderito alla protesta – sono in arretrato di ¾ anni e devono ricevere oltre 10 mila euro. Io, come altri, ho ricevuto bonifici a singhiozzo. A un certo punto, l’amministrazione ha smesso di inviarci il ‘cedolino’ che ci serviva per capire a quale periodo faceva riferimento il pagamento. Temo l’abbiano fatto apposta per creare ancora più confusione”.
Per comunicare meglio tra di loro, i corrispondenti catanesi della pagina della Provincia hanno creato una chat su whatsapp che hanno chiamato – con poca fantasia, a dire il vero – ‘La Sicilia’, come il loro giornale che adesso contestano.
“Lì in chat – aggiunge uno dei corrispondenti storici – è nata l’idea di protestare. Tanti di noi hanno posto una domanda legittima: ma se non veniamo pagati, che senso ha continuare a scrivere? Qualcuno, a quel punto, ha buttato giù due righe di comunicato e la cosa è partita con una trentina di adesioni. Ci ha fatto piacere registrare la solidarietà di tanti. Ci è anche dispiaciuto che il direttore Antonello Piraneo non abbia sentito il dovere di scrivere due righe sul suo profilo social. Poi, però, quando serve ci chiamano anche di notte. Abbiamo letto la risposta dei commissari straordinari i quali sottolineano che i problemi sono legati alla gestione precedente. Ma anche sotto la loro gestione non siamo stati pagati”.
Per mettere assieme un gruzzolo decente, un corrispondente di provincia deve scrivere due, tre, quattro pezzi al giorno. E questo, ormai succede di rado. In provincia di Catania, per restare nell’area etnea, è un ‘lusso’ che possono permettersi i corrispondenti di paesi come Caltagirone, Acireale, Giarre oppure Paternò. Date un’occhiata al tariffario applicato da ‘La Sicilia’ (applicare l’equo compenso pareva brutto nel giornale di Mario Ciancio) per rendervi conto del livello di frustrazione di fior di professionisti che conoscono meglio di chiunque altro il territorio dove operano.
ARTICOLO € 6.40 / FLASH (è la notizia breve) € 2.60 / NOTIZIA € 3.20 / SERVIZIO/ARTICOLO REGIONALE (quando un articolo va sulle pagine regionali) € 11.00 / FOTO PUBBLICATE € 3.20.
Rileggete attentamente il tariffario e poi fate di conto se sia mai possibile vivere dignitosamente e sfamarci una famiglia con prezzi del genere.
“Per arrivare a 500 euro al mese, devo farmi in quattro – commenta uno dei corrispondenti del quotidiano La Sicilia – ad un certo punto, per arrotondare, non abbiamo più chiamato i fotografi (e con poco più di tre euro a foto voglio vedere chi veniva) e ci siamo messi noi a scattare foto per il giornale. Ora che siamo usciti fuori con il comunicato di protesta aspettiamo una risposta entro questo mese di maggio. Voglio vedere come fanno il giornale se tutti i corrispondenti smettono di scrivere. Siamo la memoria storica del nostro territorio, eppure sento dire che ci considerano una zavorra. Come riusciranno a fare a meno di noi? Spero non facciano coppia e incolla dei comunicati che arrivano ogni giorno. Una volta, solo per fare un esempio, quando succedeva un fatto di cronaca nera, il corrispondente di provincia copriva in prima battuta il fatto. Poi, di solito, il giorno dopo arrivava l’inviato Tony Zermo che tornava sull’argomento. Da anni, ormai, copriamo tutto noi. E quando arrivano le troupe e gli inviati di programmi televisivi popolari come Le Iene oppure Striscia la Notizia è a noi corrispondenti che chiedono, per primi, una mano d’aiuto”.
Altro che giornalisti di serie B, in gran parte dei comuni siciliani lavorano corrispondenti la cui preparazione e il livello professionale sono fuori discussione. “Molti di noi – continua uno dei corrispondenti hanno fatto gli esami e sono anche diventati professionisti. Non ci sentiamo e non ci siamo mai sentiti giornalisti di serie B. Vogliamo semplicemente essere pagati regolarmente, perché è così che viene riconosciuto il nostro lavoro. Dopo il comunicato nessuno ci ha ancora convocato. Vediamo se lo faranno. Sentiamo dire che il giornale cambierà presto il formato in tabloid, modello Repubblica. Questo ridurrà le pagine e, immagino, anche il numero di articoli. Per noi si annunciano ancora tempi bui. Ma tanto, non ci pagano”.