di Salvo Italia
Nei primi interventi di mons. Giuseppe Schillaci, in qualità di Vescovo eletto di Lamezia Terme, emerge una visione della Chiesa e del pastore del popolo di Dio che affonda le proprie radici in una cultura filosofica e teologica marcatamente esistenzialista e intrinsecamente legata all’Umanesimo cristiano.
Nella prima intervista rilasciata da mons. Schillaci alla Tv lametina “ST Television” e rilanciata in anteprima dal Corriere etneo, egli insiste nell’affrontare il ministero episcopale con “timore e tremore”. Parole che riportano, sicuramente, all’opera principale del filosofo danese Soren Kierkegaard. In “timore e tremore” viene prospettata la sospensione della dimensione etica della vita per rilanciare quella religiosa, rappresentata dalla figura di Abramo che piega il suo capo obbediente a Dio che gli chiede di sacrificare Isacco, il suo unico figlio. Abramo si abbandona a Dio, al suo misterioso disegno e mons. Schillaci nell’abbandono in Dio ha sempre disegnato e progettato il suo sistema esistenziale e sacerdotale. La fede diventa il vero e unico strumento di raccordo e complementarietà tra terreno e celeste, tra umano e divino.
Egli indica, nel suo messaggio, che un Pastore del popolo di Dio deve essere un “essere per”. Cioè un esser-ci, in tedesco: da-sein, per la cura del mondo. Per gli altri. “Mettiamoci in ascolto umile di tutti, accogliamoci gli uni gli altri, non scartiamo mai nessuno, soprattutto chi non ce la fa umanamente, spiritualmente, economicamente. Stiamo al passo degli ultimi per non perdere di vista il Cristo, Lui ultimo tra gli ultimi che venne “non per essere servito, ma per servire”. (Lettera di mons. Schillaci alla Chiesa lametina).
Papa Francesco è tutto pienamente compreso nei primi passi, parole e riflessioni di mons. Schillaci. Papa Francesco vuole una Chiesa militante, inclusiva, missionaria, nonché misericordiosa e aperta. Infatti, la speranza e la proiezione verso il futuro sono gli orizzonti disegnati da mons. Schillaci. Il Cristo risorto, spesso da egli richiamato, indica una visone della Chiesa alimentata dalla speranza e dalla vocazione di mettersi in continua ricerca per essere testimoni di un messaggio profetico e salvifico.
«Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente» scrive Papa Francesco. Nell’intervista, senza voler forzare il pensiero di mons. Schillaci, emerge una visione della vita cristiana mite, normale, quotidiana ma lungimirante a servizio di Dio, della Chiesa e del prossimo.