Operazione “Gisella”. E’ il nome del blitz antimafia dei carabinieri di Catania che ha portato all’arresto di 26 persone, ma anche quello in codice utilizzato nei colloqui telefonici dai giovani affiliati che costituiscono il gruppo di “Motta”, per indicare il “capo”, ossia Antonino Rivilli. Il blitz e’ scattato nelle prime ore del mattino, su delega della procura distrettuale etnea: circa 200 carabinieri del Comando provinciale, supportati dallo Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Sicilia, Compagnia di Intervento Operativo del XII Reggimento Carabinieri Sicilia e Nucleo Elicotteri di Catania), nelle province di Catania e Reggio Calabria, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Catania, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Sgominato il gruppo criminale dei “Tuppi”, operante nel territorio dei Comuni di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, attualmente confederato alla famiglia mafiosa dei Mazzei, storicamente affiliata a Cosa nostra. Gli arrestati rispondono, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione in concorso, furto, ricettazione e riciclaggio in concorso, detenzione e porto illegale di arma clandestina, trasferimento fraudolento di valori e corruzione, con l’aggravante del metodo mafioso. Fatta luce, 28 anni dopo, sull’omicidio del dirigente della Dc catanese Paolo Arena.
Le prove acquisite hanno infatti consentito di contestare, per la prima volta, al gruppo dei Nicotra i reati di associazione mafiosa ed altri reati, tra i quali l’omicidio di Paolo Arena anche ai capi e affiliati del gruppo dei “Tuppi” che, a causa dell’allontanamento in Toscana, finora non era stato sottoposto a procedimenti per mafia per i fatti riguardanti Misterbianco.
IL PENTITO CAVALLARO: “GAETANO NICOTRA E’ IL MANDANTE DEL DELITTO ARENA”
Il mandante, secondo il pentito Cavallaro, è stato Gaetano Nicotra: è lui che avrebbe ordinato l’omicidio commesso il 28 settembre 1991, a Misterbianco, ai danni del consigliere comunale e dirigente Dc Paolo Arena, assassinato a colpi di fucile da due sicari. Le indagini avevano portato a ritenere che il fatto di sangue potesse essere legato ad ingerenze criminali negli affari politici ed economici del Comune di Misterbianco.
Proprio in relazione alla carica politica ricoperta, Paolo Arena aveva intrattenuto relazioni con Mario Nicotra e, dopo l’omicidio di questi per mano del clan Pulvirenti, con quest’ultimo gruppo. Cio’ era stato visto dai Nicotra come un vero e proprio tradimento da sanzionare con la morte del politico. Il politico di 54 anni, dipendente del comune di Catania in pensione, era segretario della Dc di Misterbianco, ed era legato alla corrente Andreotti che a Catania faceva capo a Nino Drago. Membro della direzione provinciale della Dc, ex amministratore della Usl 35, una delle maggiori della Sicilia, fu prima consigliere e poi vicesindaco di Misterbianco. Nel giorno del delitto era in programma un incontro di maggioranza Dc e Psi con l’allora sindaco Salvatore Saglimbene, democristiano, e altri esponenti politici. Paolo Arena riusci’ a posteggiare la sua Lancia Thema quando fu investito da una pioggia di piombo: tento’ la fuga a piedi, ma fu raggiunto e colpito a morte. Con lui in auto vi era un consigliere comunale che fu risparmiato dai killer.
La forte presenza sul territorio del clan, viene sottolineato, e’ riscontrata anche dall’infiltrazione del sodalizio nelle istituzioni: le indagini attestano infatti che il gruppo veniva agevolato da un militare, effettivo alla locale Stazione Carabinieri di Motta Sant’Anastasia (destinatario di misura cautelare detentiva), il quale forniva informazioni sulle attività del proprio ufficio, orientando il gruppo nella programmazione dei reati. In particolare, il militare, dal mese di gennaio al mese di aprile 2017, in cambio di vantaggi economici, ha riferito a due affiliati informazioni riservate (rivelazione dell’identità dei confidenti nonché modalità su come sottrarsi alle attività di controllo). E’ indagato per corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, con l’aggravante di favorire e agevolare il citato sodalizio mafioso.
Il provvedimento trae origine dalle dichiarazioni del collaboratore Luciano Cavallaro, esponente storico del gruppo mafioso dei “Tuppi”, già fortemente radicato sul territorio di Misterbianco a partire dagli anni 80 (periodo nel quale era affiliato alla famiglia mafiosa dei Cursoti), contrapposto al gruppo del Malpassotu, locale articolazione della famiglia Santapaola, che faceva capo a Giuseppe Pulvirenti. Ne derivo’ una guerra di mafia negli anni 80, finalizzato al controllo del territorio, che vide soccombere il boss Mario Nicotra, detto “Mario u tuppu” (dalla particolare acconciatura) ucciso il 16 maggio 1989; cosi’ gli esponenti dei “Tuppi” furono costretti ad emigrare in Toscana.
La cruenta guerra tra i due gruppi ed i numerosi omicidi che ne scaturirono sono documentati dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori provenienti dal clan del Malpassotu e dalle conseguenti sentenze. Al fine di riscontrare le dichiarazioni del collaboratore Luciano Cavallaro, e’ stata avviata un’indagine che ha dimostrato l’operativita’ dei “Tuppi”, rientrati a Misterbianco dopo che il clan Malpassotu era stato debellato dai blitz, e alleatisi con i Mazzei. Le indagini hanno consentito di ricostruire l’attuale organigramma che vede al vertice l’anziano e carismatico Gaetano Nicotra, “zio Tano”, fratello di Mario, coadiuvato, nella gestione degli affari e nella gestione del clan, dal fidatissimo Antonino Rivilli. Anche il nipote Tony Nicotra, ritornato in liberta’ il 17 febbraio 2017, ha ripreso il controllo della cosca con la collaborazione del giovane fratellastro Gaetano Nicotra, del ‘figlioccio’ Carmelo Guglielmino, e di Daniele Musarra Amato. Alle strette dipendenze di Rivilli e di Tony Nicotra opera, poi, il gruppo di Motta Sant’Anastasia, capitanato da Daniele Distefano, detto “Minnitta”, il quale, a sua volta, si avvale dell’opera del fratello, Filippo Distefano, e dei “soldati”, Filippo Buzza, Domenico Agostra, Gaetano Indelicato, Francesco Spampinato e Giuseppe Piro.
Attivita’ preminente del gruppo di Motta capeggiato da Daniele Distefano, e’ quella dei furti di veicoli agricoli ai danno di aziende ubicate nelle provincie di Catania ed Enna, furti finalizzati a richieste estorsive. Trascorsi tre giorni senza che qualcuno avesse fatto richiesta di restituzione del mezzo, si procedeva alla vendita del veicolo mediante intermediazione di soggetti incaricati da Distefano e Buzza:
uno dei due interpellava telefonicamente i mediatori e inviava su whatsapp le fotografie scattate ai mezzi per potenziali acquirenti. Venivano utilizzate sim card intestate a extracomunitari e dell’est europeo mediante.
Le indagini hanno documentato come i componenti del sodalizio siano molto attivi nel rilevare attivita’ economiche riconducibili a terzi che hanno maturato debiti nei loro confronti come la macelleria di Piano Tavola il cui gestore era sottoposto ad usura ed estorsione, motivo per il quale era fuggito a Malta e il Night Red Lips, un locale di intrattenimento, mascherato da associazione culturale.
Sequestrati beni mobili ed immobili per oltre 1,5 milioni:
a Rivilli sottratti una villa e un terreno a Belpasso; ad Agosta due imprese a Belpasso e un’associazione culturale a Motta Sant’Anastasia; a Guglielmino un’abitazione, un magazzino, una bottega a Misterbianco e un terreno a Belpasso.