Paternò, si poteva evitare il suicidio assistito dell’insegnante? Tribunale respinge richiesta sequestro dei beni

 

La triste vicenda dell’insegnante quarantasettenne di Paternò, morta per ‘suicidio assistito’ lo scorso 27 marzo a Forch, paesino svizzero è oggi sulla prima pagina del quotidiano La Verità. La donna (nel quotidiano viene indicato il nome e il cognome) ha messo fine alla propria esistenza nella clinica Dignitas (vedi foto), la stessa che già aveva praticato l’eutanasia a Dj Fabo. Come annunciato in esclusiva dal Corriere Etneo l’8 aprile scorso – leggi qui – sulla sua morte è stata aperta un’indagine per istigazione al suicidio. Indagine nata dopo la denuncia dei familiari della donna, i quali temono che la congiunta, depressa e con problemi psicologici, sia stata ‘assecondata’ troppo superficialmente e che abbia addirittura fatto testamento a favore della clinica. I magistrati catanesi hanno chiesto il sequestro preventivo dei beni dell’insegnante, respinto però dai giudici del tribunale etneo.
Quella morte poteva essere evitata? E’ l’interrogativo principale che si pone l’articolo-inchiesta de La Verità accanto ad un’altra domanda importante: è stata una morte indotta?
“L’attività investigativa – si legge nell’articolo – è destinata a scontrarsi con un muro di gomma. In Svizzera il suicidio assistito è legale e lo diventa anche per i cittadini italiani in trasferta.
Il fratello e la sorella della donna hanno tentato sino all’ultimo momento di farla desistere dal proprio intento. Su indicazione della Farnesina contattano la polizia cantonale che li informa sulla destinazione della donna: “E’ alla Dignitas per suicidarsi”. Dalla clinica, però, nessuna conferma. Ad un certo punto è stata lei stessa a chiamare la sorella al telefono e ciò che le dice fa gelare il sangue: “Ho scelto di morire. Dovete accettare la mia scelta”.

Il link dell’articolo: https://www.laverita.info/eutanasia-in-svizzera-per-unitaliana-soffriva-soltanto-di-depressione-2634261016.html

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