di Alessandro Scaccianoce. La foto in copertina è di Antonio Bruno. Le foto della Gallery sono di Giovanni Stissi, Emanuele Stissi, Emanuele Carpenzano, Giuseppe Sant’Elena, Marco Borzì, Vincenzo Ventura.
La festa di Pasqua, che arriva con il risveglio di stagione dopo un inverno particolarmente rigido, a Biancavilla quest’anno sarà un po’ diversa.
Le articolate manifestazioni della Settimana Santa della cittadina etnea, infatti, devono fare i conti con gli effetti del terremoto del 6 ottobre scorso che ha inflitto un duro colpo al già precario patrimonio degli edifici sacri. Più della metà delle chiese sono infatti inagibili: dalla monumentale Basilica Santuario di S. Maria dell’Elemosina, alla chiesa parrocchiale dell’Idria, dalla chiesa di S. Antonio a quella di S. Gaetano, porte sbarrate a seguito del sisma, che ha compromesso la staticità degli edifici. A queste si aggiungono la chiesa di S. Orsola e di Gesù e Maria, già chiuse da qualche anno, e quella della Mercede, dove sono in corso lavori di messa in sicurezza. La gran parte delle chiese citate sono interessate dai riti e dalle manifestazioni che, proprio per questo, subiranno alcune variazioni rispetto al protocollo consolidato.
Riti e manifestazioni che, se si preannunciano uguali, raccontano una storia sempre diversa e in movimento.
A seguito della chiusura della Basilica, i fedeli saranno costretti a stiparsi nella piccola chiesa del Rosario per le celebrazioni liturgiche, che saranno semplificate per ragioni di opportunità. Il prevosto, con il gruppo liturgico della Parrocchia Matrice, ha pensato di celebrare all’aperto davanti al Rosario la Messa delle 11 della Domenica delle Palme, che segue alla tradizionale e affollata benedizione dei rami d’ulivo e di palme. Anche i parrocchiani dell’Idria dovranno vivere le celebrazioni pasquali nel salone di via Gemma.
A inaugurare le manifestazioni popolari sarà la “Via Crucis vivente” nel tardo pomeriggio della Domenica delle Palme, promossa dalla famiglia francescana di Biancavilla. Snodandosi lungo il centro storico, la sacra rappresentazione si concluderà a tarda sera sull’altura della collina che costeggia il cimitero dove sarà messa in scena la crocifissione, la morte e la resurrezione del Signore.
Nei primi giorni della Settimana Santa, si svolgeranno gli esercizi spirituali delle confraternite, riunendo i vari aggregati delle storiche compagini cittadine per introdurli al significato e al valore spirituale dei riti.
La sera del Giovedì Santo si celebrerà la Messa che commemora l’ultima cena di Gesù, con il rito della lavanda dei piedi. Mancherà quest’anno la solenne, suggestiva e toccante processione che si snodava all’interno della Basilica Santuario al canto del Tantum Ergo di Bellini per accompagnare l’Eucaristia nell’altare della reposizione. Seguirà la “visita ai sepolcri”, in gruppi e privatamente, in attesa dell’alba del Venerdì Santo.
La mattina del Venerdì inizia tradizionalmente molto presto per i biancavillesi. Alle 6 il delicato simulacro in cera della Vergine Addolorata varca la soglia della chiesa del Purgatorio per dare vita alla lunga processione che ripercorre le ultime ore terrene di Gesù al fianco della sua Santa Madre. La processione dell’Addolorata, che solitamente fa tappa nelle varie chiese, oltre che all’ospedale e presso la casa di cura per anziani, quest’anno troverà molte porte serrate, come dicevamo. Non ci sarà neppure l’ingresso solenne e cadenzato della Madonna in Basilica, tra i canti e la commozione dei fedeli. La processione si fermerà infatti sul sagrato della Basilica Santuario, dove a mezzogiorno verrà esposto il Cristo Crocifisso, proprio nell’ora che ricorda la crocifissione di Gesù sul Calvario.
Non ci sarà neppure il suggestivo rito della “Scisa ‘a cruci”, un’usanza risalente ai primi del 1600 e ripresa da alcuni anni, che consiste nella deposizione del Cristo dalla croce e nella sua reposizione all’interno dell’urna processionale. Questo rito fino all’anno scorso si svolgeva in Basilica al termine della liturgia pomeridiana del Venerdì Santo, eseguito dal Prevosto e con l’assistenza dei confrati del SS. Sacramento.
La manifestazione tecnicamente più complessa sarà quella della sera del Venerdì Santo, che vedrà la processione dei “Misteri”, 8 gruppi statuari raffiguranti i vari momenti della passione di Gesù, recati dai confrati delle otto confraternite che fanno capo ad altrettante chiese, quattro delle quali inagibili. Tutto ciò, tuttavia, non fermerà la determinazione dei confrati, che stanno comunque predisponendo i fercoli e le statue per la processione.
Durante la Veglia Pasquale della notte del Sabato Santo le campane annunceranno la risurrezione del Signore. Nella chiesa dell’Annunziata anche quest’anno si svolgerà il rito della “Calata ‘a tila”.
Al mattino di Pasqua è affidata la spettacolare conclusione del mistero pasquale, che dalla vita di Cristo passa in quella di ogni uomo e si esprime anche nella natura. C’è un’ansia di vita e di rinascita, c’è un desiderio di vita eterna iscritto nelle cose. Il Cristo risorto che trionfa mirabilmente sulla morte, e sulla piazza principale della cittadina si incontra con la Vergine Madre, esprime questa speranza. Sebbene spesso i siciliani siano considerati più propensi ad indulgere sulle realtà del dolore e della morte, per un congenito “dolorismo” e un atavico “fatalismo”, la variopinta manifestazione della “Pace” che si svolge a Biancavilla il mattino di Pasqua vuole segnare un’inversione di tendenza. La celebrazione si svolge in una rapida sequenza di movimenti e gesti consolidati che culminano nei due baci che i due simulacri monumentali di Gesù e Maria si scambiano mentre l’arcangelo Gabriele, che ha portato alla Madonna e alla città l’annuncio della risurrezione, esulta.
Questa manifestazione si svolgerà secondo tradizione. E seppur alla chetichella, il Risorto farà il suo ingresso dal portale maggiore della Basilica Santuario. Nella speranza che, dietro di lui, risorga la città, con i suoi edifici simbolo e i suoi abitanti.
Non decolla ancora, invece, la proposta, promossa nel 2015 dall’Associazione Culturale Symmachia, di ripetere alla sera di Pasqua la “Pace” o di farne uno sviluppo di quella mattutina, ad esempio custodendo i simulacri nella chiesa dell’Annunziata per poi concludere alla sera con un secondo ritrovo in piazza Roma. L’idea nasce dal desiderio di creare un ulteriore momento di aggregazione popolare, dando la possibilità di assistere al rito a quanti non riescono a vivere la manifestazione del mattino, perché impegnati nella preparazione del pranzo, e al tempo stesso intercettare flussi di turisti in cerca di emozioni, tenendo conto del fatto che le manifestazioni della domenica di Pasqua sono molto rare. Il dibattito è tutt’ora aperto ed è un piccolo segno di vivacità in una realtà che fa i conti con il peso e la fatica della storia.