Sia fatta la volontà del governo, ma qui qualcosa non quadra. Ad Adrano e Biancavilla è ancora fresca la memoria della trionfale passerella del vice premier Di Maio – il 28 ottobre scorso – a poche settimane dal terremoto che ha danneggiato case, edifici scolastici e chiese di molti paesi della provincia di Catania.
A Biancavilla, la Chiesa Madre era già transennata da giorni. Ad Adrano, invece, la Chiesa Madre, ancora aperta, è stato il punto d’approdo della ‘passeggiata’ del ministro grillino accompagnato dal sindaco Angelo D’Agate. All’interno della Matrice adranita, i tecnici della Protezione civile hanno dato una occhiata approfondita alle crepe e ai danni prodotti dal terremoto e hanno deciso per ragioni di sicurezza di chiudere la chiesa al pubblico. Il ‘lucchetto’ era stato messo anche nelle chiese adranite di S. Francesco e San Pietro.
A distanza di mesi, con la replica terribile del terremoto a Zafferana e Fleri, all’indomani del Natale 2018, sulla ristrutturazione delle chiese danneggiate non si sa nulla dal governo centrale. I parroci delle chiese interessate subiscono le pressioni e le proteste dei fedeli ‘dirottati’ in altre chiese dopo quanto successo. Una rabbia contenuta che rischia, prima o poi, di esplodere (nelle forme e nei modi contenuti, sia chiaro). Si ha la quasi certezza che, dopo centinaia di anni, per la prima volta nella Settimana Santa di Adrano il Cristo alla Colonna ‘salterà la fermata dentro la Chiesa Madre, considerata da tutti i cittadini una tappa fondamentale dei riti pasquali.
Al Corriere Etneo il rettore della Chiesa Madre, padre Salvatore Stimoli, ha confermato che l’Arcivescovo Salvatore Gristina ha fatto richiesta alla Cei (Conferenza Episcopale Italiana) perché gli edifici di culto danneggiati possano beneficiare dell’otto per mille dei contribuenti. Dallo Stato, invece, nessuna risposta. Il ‘gran finale’ in Chiesa Madre di Di Maio era, quindi, solo una trovata scenica.
Eppure – vale la pena ricordare – gli accordi Concordatari precisano che i rapporti tra Chiesa e Stato sono ispirati al principio della collaborazione e che, in attuazione di tale principio, Chiesa e Stato “concorderanno opportune disposizioni”… “al fine di armonizzare l’applicazione della legge italiana con le esigenze di carattere religioso … per la salvaguardia, la valorizzazione e il godimento dei beni culturali d’interesse religioso appartenenti ad enti ed istituzioni ecclesiastiche”.
Sbaglia, quindi, chi pensa che le chiese danneggiate dal terremoto siano un problema del Vaticano. E prima di dire sia fatta la volontà del governo, è necessario che il governo faccia il proprio dovere.