Prima che il buio gli togliesse per sempre il sorriso, Concetto era un ragazzo che amava la vita. Si specchiava nel fratello Carmelo prima di fare i conti con la malabestia della pedofilia incarnata da un prete laido, finto buono, archetipo di quanti nascondono le loro nefandezze sotto i paramenti sacri.
‘Concetto al buio’, l’atto unico portato in scena al Centro Zo di Catania con la regia di Guglielmo Ferro, è un pugno nello stomaco.
Il tredicenne Concetto Acquaviva, magnificamente interpretato da Giovanni Arezzo, passa dalla gioia alla disperazione nel racconto che fa a Gesù della propria vita e delle pieghe che essa prende via via che si affacciano i mostri del quotidiano. I ricordi di una parente spuntano dalla boccia per i pesciolini, il fratello ‘campione di sputo’ sbuca dall’armadio per fare vanto di sé.
Poi la gioiosità del racconto si incupisce e anche la scena diventa di piombo: spunta padre Ettorino, prete mellifluo e ributtante incarnato dal bravissimo Agostino Zumbo. Un innocente, in apparenza, invito a pranzo, squarcia in due l’esistenza di Concetto e quella del fratello, interpretato da Francesco Maria Attardi.
La pièce teatrale è tratta da un’opera del palermitano Rosario Palazzolo. L’adattamento è di Micaela Miano.
Nei tre giorni di permanenza sulle scene del piccolo teatro del Centro Zo è stata accolta dai favori del pubblico. La messa in scena, ben congegnata e sorretta da una scrittura che sa rendere l’orrido di ogni abuso, merita di andare in giro per teatri siciliani e oltre.
Foto di Donatella Turillo