La maionese di Nino Naso è impazzita. L’implosione della maggioranza che sostiene il sindaco di Paternò è il risultato – con ogni probabilità – del delicato gioco di pesi e contrappesi che ogni sindaco deve garantire alla propria galassia di potere.
Un piccolo errore e la macchina comincia a perdere pezzi. Tenere ‘appesi’ alla speranza di una nomina imminente in giunta alcuni consiglieri comunali, per esempio, può servire per un certo lasso di tempo. Poi, però, quando la misura è colma i nominati e gli esclusi prendono strade diverse e se le danno di santa ragione.
Ma, più di ogni altra cosa, a innescare una crisi profonda dentro la maggioranza del sindaco paternese è la presenza contemporanea dei “gemelli diversi” di ‘Paternò On’: Mannino e Rau, vice sindaco il primo, assessore nuovo di zecca l’altro. Troppo astio tra i due dopo la rottura dell’intesa che aveva fatto brillare la ‘macchina di voti’ del movimento civico. Dovevamo capirlo dai ‘distinguo’ (per il gruppo Rau un vero e proprio veto) avanzati un attimo prima che Naso nominasse Rau nella ‘squadra’. “Entri in giunta, ma lo faccia come esponente di Fratelli d’Italia” ha spiegato al Corriere Etneo Mannino che fa finta di non vedere la trave leghista che ha nel proprio occhio.
Il guaio è che non solo Naso ha nominato Rau nella giunta “senza simboletti” (cioè civica) ma ha, perfino, depotenziato le deleghe del “gemello diverso” Mannino che non ha più i Lavori pubblici e l’Urbanistica. Tutto ciò ha scatenato una reazione di protesta che rischia di mettere a repentaglio il prosieguo stesso dell’amministrazione.
Tra Rau e Mannino la resa dei conti ha tutti i connotati di una guerra da “Higlander”, del tipo “ne resterà uno solo”.
I consiglieri legati ai due assessori – 3 per Mannino, 2 per Rau, – assieme agli ‘scontentati da Naso’ rischiano di rappresentare il ‘tesoretto’ perduto della maggioranza.
Nel bailamme venutosi a creare, si registra addirittura la circolazione di un documento-fake di 15 candidati della lista di ‘Paternò On’. Una polpetta avvelenata messa in giro ad arte, non rivendicata, nella speranza che qualcuno abboccasse.