Ricordo di Sebastiano Tusa, l’archeologo del mare morto in Etiopia: passò da Paternò lasciando il segno

L’ultimo viaggio, l’ultima avventura.

Sebastiano Tusa ci lascia, forse come Antoine de Saint-Exupéry, come lui in terra d’Africa. L’aereo decolla ma non riesce a prendere il volo e subito si schianta a terra, portandosi dietro tante vite umane, troppe; tra queste, quella del nostro assessore regionale ai beni culturali e ambientali. Lontano dalla sua Sicilia, lontano dalla sua famiglia, lontano dai suoi collaboratori di sempre, quelli che avevano vissuto con lui – fin dall’inizio – l’esperienza della Soprintendenza del Mare.
La notizia rimbalza velocemente nella tarda mattinata di un maledetto 10 marzo. Tremano le gambe, è tutto vero. Sebastiano Tusa: l’archeologo, il docente, il dirigente, padre e marito, non c’è più. Inghiottito dal destino, dalla fatalità e dalla sua ultima missione con l’Unesco.
Il cordoglio è unanime e comincia ad emergere lo spessore della sua figura internazionale. A tutti i livelli, c’è stupore e disperazione; la consapevolezza che se ne sia andato via un grande uomo per questa terra, la Sicilia. Uno studioso che ha dato tanto e tanto poteva dare. Un gigante, alla guida dell’assessorato regionale, con la sua esperienza, la sua competenza e la sua mitezza.

Michela Bottino lo ha accompagnato a Paternò lo scorso anno – in estate – per fargli conoscere l’acropoli e le sue possibili potenzialità archeologiche. Lo ha presentato a una comunità di studiosi e appassionati che lo hanno reso partecipe di studi, ricerche, ipotesi e nuovi scenari investigativi che da anni si sviluppano in questa città. Ha tracciato una linea, definito una strategia, individuato gli obiettivi, al fine di svelare il volto antico della città. Era l’estate del 2018 e partiva una nuova avventura culturale per l’acropoli di Paternò, proseguita poi, dal nuovo Soprintendente ai Beni Culturali e Ambientali di Catania – Rosalba Panvini – insieme con la sezione archeologica – della stessa Soprintendenza – diretta da Laura Maniscalco. Sebastiano Tusa, ha dato un contributo rilevante a questa città, ha preso atto delle potenzialità dei giacimenti archeologici, ha incoraggiato tutti noi ad andare avanti, nella ricerca, nell’azione divulgativa e nella lotta ai ladri di memoria, con prudenza, garbo e determinazione.

In quel pomeriggio d’estate, a tavola, come vecchi amici ci siamo raccontati – quelli che eravamo seduti con lui – le storie e le ipotesi ancora inesplorate dell’origine della città di Ibla Major (o qualunque sia il suo antico nome). Abbiamo ragionato sulla possibilità di guardare, con un approccio multidisciplinare, il territorio, le sue risorse, la sua storia.
Abbiamo visitato l’acropoli, i monumenti, il complesso di San Francesco e gli scavi di Cristo al Monte. Abbiamo partecipato all’evento della Greenweek – nella città bassa – e curiosato dentro un’installazione di legno che si chiamava Pulse, realizzata dalle scuole della città. Era curioso, interessato come un “Piccolo Principe”. Domandava, guardava e sembrava scoprisse nuovi mondi, accompagnato dal suo angelo custode, Salvo Emma.

Conoscevamo la sua statura di archeologo e docente, sapevamo del suo spessore umano e politico – esercitato come assessore della giunta di Nello Musumeci – ma in queste ore, consapevoli della sua scomparsa, ascoltando e leggendo i commenti che stanno invadendo il web, appare più nitida l’immagine di un grande uomo siciliano a cui tutti noi dobbiamo qualcosa. Allora non ci rimane che continuare sul suo solco, cercare nell’archivio della memoria i puntelli per nuovi progetti – coerenti alla sua idea di Sicilia. Non ci rimane che continuare, avendo la sua vita come esempio, le sue idee come guida, la sua mitezza come modo di essere. Questa città gli deve qualcosa, è passato un attimo, lasciando un segno. Ora tocca a questa comunità, proseguire.
Gaetano Galvagno (deputato regionale) ci racconta che “era un Assessore che visitava ogni angolo della Sicilia, incontrava tutti, ascoltava ogni istanza”. Per questo, in questo momento, tutti hanno almeno una foto da mostrare con lui, dentro una chiesa, in un museo, per una conferenza. Tutto questo lo rende speciale per noi.
Che la terra ti sia lieve, caro Sebastiano.

Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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