Fermi tutti, arriva il dissesto.
Per il Comune di Adrano, e per molte altre amministrazioni con i conti in braghe di tela, la sentenza della Corte Costituzionale n.18/2019 depositata ieri sbarra la strada in maniera definitiva alla possibilità di spalmare i debiti su lungo periodo al fine di evitare il dissesto.
“La procedura di prevenzione dal dissesto degli enti locali – afferma la Corte Costituzionale – è costituzionalmente legittima solo se supportata da un piano di rientro strutturale di breve periodo. Non, invece, se questo piano si sviluppa su un arco di tempo troppo lungo”.
Il Comune di Adrano, durante la gestione del sindaco Ferrante, aveva promosso un piano di riequilibrio finanziario – approvato dal Consiglio comunale – per evitare il “crac finanziario”. Piano la cui durata iniziale di 10 anni è stata poi rimodulata in 20: per uscire dalle sabbie mobili del dissesto, in sostanza, si è caricato sul groppone dei cittadini un piano ventennale – 2016/2035 – per far fronte ai debiti ed evitare il dissesto.
Adesso la Corte Costituzionale dichiara l’illegittimità costituzionale della norma contenuta nella Legge di Stabilità 2016, così come modificata da quella del 2017, perché in contrasto con gli artt. 81 e 97, primo comma, della Costituzione.
«Il principio dell’equilibrio di bilancio», spiega la Consulta, «non corrisponde ad un formale pareggio contabile, essendo intrinsecamente collegato alla continua ricerca di una stabilità economica di media e lunga durata, nell’ambito della quale la responsabilità politica del mandato elettorale si esercita, non solo attraverso il rendiconto del realizzato, ma anche in relazione al consumo delle risorse impiegate.
In soldoni: il ricorso al piano di riequilibrio finanziario non può condizionare il lavoro delle amministrazioni successive il cui lavoro deve essere essenzialmente concentrato sullo sviluppo e sull’impiego delle risorse e non certo sull’esigenza primaria di estinguere i debiti lasciati da altri.
“La procedura di prevenzione dal dissesto degli enti locali – chiariscono i giudici di Palazzo della Consulta – è costituzionalmente legittima solo se supportata da un piano di rientro strutturale di breve periodo. Il legislatore statale – sulla base dei principi del federalismo solidale – può destinare nuove risorse per risanare gli enti che amministrano le comunità più povere ma non può consentire agli enti, che presentano bilanci strutturalmente deficitari, di sopravvivere per decenni attraverso la leva dell’indebitamento”.
Cosa succede adesso al Comune di Adrano, alla luce dell’autorevolissimo pronunciamento della Corte Costituzionale. Alla norma della legge di stabilità ritenuta incostituzionale va applicato il principio della retroattività degli effetti giuridici prodotti. Gli atti amministrativi che alla norma si sono rifatti vanno, in pratica, annullati. Vale per il Piano di riequilibrio del Comune di Adrano senza il quale il dissesto è inevitabile.