Terrorismo, in carcere a Caltagirone la radicalizzazione del catanese D’Ignoti: “Ammazziamo tutti” (VIDEO)

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La conversione al radicalismo islamico di Giuseppe D’Ignoti, il pregiudicato catanese arrestato per terrorismo, è avvenuta all’interno del carcere di Caltagirone nel 2011, quando stava scontando una pena di 5 anni a seguito del reato di violenza sessuale. Lo riferisce la polizia. A ‘convertirlo’ un marocchino, allora 31enne, poi rimpatriato nel 2017 dall’Italia poiché trovato in possesso di un vessillo dell’Isis. A coloro che contattava tramite i social, D’Ignoti, che si faceva chiamare Ahmed e si spacciava per egiziano, affermava che quelli che la pensavano come lui erano presenti in modo capillare sul suolo italiano ed erano pronti ad agire.
D’Ignoti è stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare nel carcere di Palermo dove si trovava dall’ottobre 2017, per altri gravi reati commessi nei confronti dell’ex convivente di nazionalità ucraina. Adesso invece risponde di apologia del terrorismo mediante strumenti informatici e istigazione ad arruolarsi in associazioni terroristiche. Sono stati i racconti della figlia della ex convivente a mettere sulla giusta strada gli investigatori della sezione antiterrorismo della Digos, coadiuvati dai colleghi delle polizia postale. Così si è scoperto che D’Ignoti dopo avere scelto la strada dell’Islam nel 2011 ha iniziato una campagna di proselitismo in vari gruppi whatsapp, condividendo immagini e scene cruente di uccisioni e decapitazioni, ascoltava i ‘nasheed’, i canti degli islamici che inneggiano alla Jihad, fornendo tra l’altro una visione estremistica e radicalizzata della fede religiosa islamica. In base alle intercettazioni della polizia, dopo avere invitato ad uccidere gli infedeli e a conquistare l’Occidente, D’Ignoti aveva manifestato l’intenzione di trasferirsi nella penisola del Sinai. Prezioso e’ stato il lavoro della polizia postale nel ricostruire il passato informatico dell’uomo. Nell’inchiesta è coinvolto un cittadino svizzero che lui aveva incontrato più volte, già segnalato per le simpatie per l’Isis nella banca dati Schengen.
LE INTERCETTAZIONI: “AMMAZZIAMO TUTTI…IN ITALIA” “Facciamo un po’ di pulizia… si fa un po’ di pulizia a Milano, puliamo Milano… Qualsiasi cosa, puliamo la Calabria”. Parlava così, intercettato dalla polizia, Giuseppe D’Ignoti. Il suo interlocutore ha un accento arabo e lo redarguisce: “Stai un po’ zitto, zitto, non sto scherzando”. Ma lui replica: “Mi conosco, è tutto scritto, non è un caso quello che mi succede”. E in un altro dialogo, D’Ignoto lo sollecita: “Andiamo sul Sinai, prendiamo una casa, ci addestriamo, spariamo… ammazziamo tutti… in Italia… però sai che bello sentire i telegiornali…”. E L’altro lo avverte: “Se entri in quel giro lì, sei costretto ad ammazzare la tua famiglia. Perché se a un concerto va tuo fratello o tua sorella, tu sei obbligato a farti esplodere lì…”.
GLI INVESTIGATORI: “EVITATE CONDOTTE PIU’ GRAVI”
“L’apologia del terrorismo è certamente il primo livello dal punto di vista delle condotte delittuose in materia. Parliamo di un soggetto che aveva delle potenzialità ed era impregnato di ideologia islamica radicale. Le indagini e l’arresto hanno evitato che si manifestassero in condotte più gravi. Non abbiamo evidenze specifiche nei confronti dell’Italia, ma la manifestazione dell’idea di trasferirsi all’estero per andare ad addestrarsi”. Lo ha detto Antonio Miglioriti capo della sezione Antiterrorismo della Digos di Catania. “Alla base dell’indagine c’è un’eccellente opera di collegamento – ha aggiunto – da parte del coordinamento centrale di polizia che dopo la segnalazione da parte della Polizia postale ha permesso di recuperare la rubrica telefonica dell’indagato, estrapolare i nominativi memorizzati e fare svolgere tutti gli accertamenti alle Digos, 45 le persone che sono state interessate”.

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