Minori, in Sicilia il 42% degli adolescenti vive in povertà: famiglie e ambiente condizionanti

Nel capoluogo siciliano vivono nelle periferie ‘urbane e sociali’ il 60% dei bambini al di sotto dei 15 anni. “In Sicilia il 42% dei bambini e adolescenti vive in condizioni di povertà relativa. Ma non sono solo le condizioni economiche del nucleo familiare a pesare sul loro futuro. L’ambiente in cui vivono ha un enorme impatto nel condizionare le loro opportunita’ di crescita. Pochi chilometri di distanza, tra una zona e l’altra, possono significare riscatto sociale o impossibilita’ di uscire dal circolo vizioso della poverta’.

A Palermo piccoli e grandi (15-52 anni) sono senza diploma di scuola secondaria di primo grado segnando il dato piu’ basso (2,3%) a Malaspina-Palagonia per impennarsi al 23% a Palazzo Reale-Monte di Pieta’.Differenze sostanziali tra una zona e l’altra riguardano anche i Neet, ovvero i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano piu’, sono senza lavoro e non sono inseriti in alcun circuito di formazione: anche in questo caso le differenze tra aree della citta’ sono significative e vanno dai numeri piu’ bassi di Liberta’ (8,8%) a zone dove la concentrazione e’ piu’ alta come Pallavicino (26,1%)5.

Anche i dati tratti dai test INVALSI confermano il divario nell’apprendimento scolastico e questi stessi quartieri sono divisi da una distanza siderale di 21 punti INVALSI.

Questi sono alcuni dei dati messi in luce dal IX Atlante dell’infanzia a rischio “Le periferie dei bambini” di Save the Children che e’ stato presentato ieri nei locali di CRE.ZI.PLUS presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo. Alla presentazione sono intervenuti Cristina Alga dell’Ecomuseo Mare Memoria Viva; Giulio Cederna, curatore dell’Atlante; Pasquale D’Andrea, Garante dei diritti dell’Infanzia del Comune di Palermo; Francesco Di Giovanni, Centro Tau – Associazione Inventare Insieme; Antonietta Fazio, San Giovanni Apostolo onlus; Marco Picone, Universita’ degli Studi di Palermo. Ha moderato i lavori Mariangela Di Gangi del Laboratorio Zen Insieme. Save the Children e’ presente in Sicilia con tre Punti Luce, due a Palermo (Zisa e Zen2) e uno a Catania (San Giovanni Galermo), per un totale di quasi 1500 bambini e adolescenti che hanno potuto usufruire delle attivita’ a loro dedicate “Sicuramente possiamo fare ancora meglio e di piu’ su un tema cosi’ delicato come questo – afferma l’assessore alla cittadinanza solidale Giuseppe Mattina -. Il contrasto alla poverta’ educativa si puo’ fare solo se le istituzioni si impegnano insieme al privato sociale, rilanciando un patto che abbia approcci e metodologie nuove. Nonostante le difficolta’ a mettere in campo tutte le misure perche’ spesso la macchina burocratica si ingolfa riusciamo, anche se a fatica, a dare piu’ risposte di prima. Da gennaio prossimo avremo altri 49 assistenti sociali in piu’ sul territorio. Solo insieme a tutte le forze sociali possiamo attivarci sempre piu’ concretamente senza fare disperdere le risorse nella prospettiva di fare crescere quel senso della comunita’ educante ampia”.”A Palermo purtroppo, nonostante gli sforzi dell’amministrazione – incalza Mariangela Di Gangi del laboratorio Zen Insieme e da poco portavoce anche di Sinistra Comune – le risposte ai bisogni dei bambini e dei ragazzi dei quartieri piu’ difficili sono ancora purtroppo molto poche. Tutti i percorsi partecipativi sono importanti soltanto quando diventano poi concreti perche’ solo cosi’ sono in grado di ingenerare cambiamento e trasformazione culturale”.”Ancora le ‘periferie’ della citta’ sono tante isole con tanti problemi e forti connessioni con la criminalita’ organizzata – sottolinea pure Francesco Di Giovanni del centro Tau della Zisa e impegnato anche a Danisinni -. Il rischio e’ che, se non si inquadrano gli incontri e gli interventi in una visione ampia, rischiamo di indebolirci tutti. Non si puo’ parlare di investimenti sul sociale perche’, a livello regionale per esempio, il problema ancora piu’ grave oggi e’ che non si sono spese le somme dedicate facendo perdere tutte le opportunita’ di crescita dei territori. Il confronto con molte istituzioni dovrebbe essere continuo se le azioni concrete devono essere frutto di una visione dentro una Mission. Occorre allora rileggere l’Atlante confrontandolo con quello degli anni passati per capire come si e’ andati avanti e quanti nodi critici ci siano ancora da sciogliere se pensiamo alla criminalita’ e a tutte le economie illegali parallele”. “Da anni paghiamo il duro prezzo dell’assenza delle istituzioni dentro il quartiere – aggiunge pure Antonietta Fazio dell’associazione San Giovanni Apostolo del Cep -. Nonostante tutto con la tenacia e la passione di sempre siamo andati avanti nel sostenere le famiglie e i bambini. Proviamo a lavorare facendo tesoro di quel poco che abbiamo ben consapevoli che la microcriminalita’ e’ cresciuta e l’assenza degli interventi dentro le famiglie e’ fortemente deleteria. Occorre lavorare molto sulle giovani mamme per capire i loro bisogni e soprattutto i loro desideri spezzati spesso da un’infanzia mai vissuta. Oggi allora piuttosto che correre e’ arrivato il tempo di fermarci e di fare un passo indietro che ci permetta di capire come intervenire per evitare il peggio”. “A Palermo ancora e’ come se ci fossero dei mondi paralleli quando parliamo di risposte alla poverta’ educativa – conclude Giulio Cederna -. Se da una parte, infatti, rileviamo bellissime esperienze dall’altro continuiamo a chiederci come mai non si riescono a spendere i soldi della legge 285 e poi ancora come mai non si e’ ancora aperto l’asilo a Danisinni e non vengono dati sostegni adeguati a chi opera nelle zone a rischio come l’associazione San Giovanni Apostolo del Cep”.”Anche se sono ancora pochi va ricordato, come nota positiva che finalmente in citta’ cominciano a vedersi i giovani che rischiano mettendosi in gioco – sottolinea il garante Lino D’Andrea – grazie alla rete di chi li sostiene. Dobbiamo pero’ creare ancora di piu’ le condizioni affinche’ adulti e giovani diventino insieme attori del cambiamento. Con i minori stranieri, per esempio, abbiamo realizzato un modello educativo che ha dato buoni risultati. Non dobbiamo isolarci ne’ andare in ordine sparso perche’ e’ solo insieme, con proposte e idee concrete, che possiamo fare crescere le competenze e mettere a sistema i servizi”.

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