Bronte, 13 rinvii a giudizio per ex componenti “Banca Popolare dell’Etna”: l’accusa è di aggiotaggio

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Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania, accogliendo la richiesta avanzata da questa Procura della Repubblica, con decreto del 6 dicembre scorso ha disposto il rinvio a giudizio degli ex componenti gli organi aziendali della “Banca Popolare dell’Etna Soc. Coop.” già con sede in Bronte (CT), prima in amministrazione straordinaria (aprile 2014- novembre 2015) e poi cessata a seguito della fusione per incorporazione con “Igea Finanziaria SpA”.

Per 13 persone indagate questa Procura etnea ha richiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio per le ipotesi delittuose di aggiotaggio e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza.
Ad essere rinviati a giudizio sono:
– Filippo Azzia, 59 anni, Emilio Monfrini, 83, Carmelo Schilirò, 58, Piero Portale, 61, Giuseppe Martelli, 60, Antonino Cipolla, 55, Michele Biondi, 64, Nunzio FARANDA, 73, Giosuè Saccullo Russello, 55, nella loro qualità di ex componenti il Consiglio di amministrazione;

– l’ex Direttore Generale Alfio Benvegna, 70 anni, nonché gli ex componenti il collegio sindacale:
– Alberto Sebastiano Caserta, 67 anni, Giuseppe Alfredo NIgro, 56, e Angelo Gabriele Ciraldo, 53.

L’ex banca brontese è stata oggetto di accertamenti ispettivi disposti dalla Banca d’Italia a seguito dei quali è stata evidenziata la progressiva compromissione degli equilibri tecnici aziendali nonché le gravi carenze nella governance.

Le criticità così emerse hanno portato la Banca Popolare dell’Etna, nell’aprile del 2014, ad essere sottoposta a procedura di amministrazione straordinaria conclusasi in data 30 novembre 2015 a seguito della fusione per incorporazione con l’intermediario finanziario romano “Igea Finanziaria SpA”, che ha dato origine al nuovo istituto di credito “Igea Banca SpA”, con sede legale a Roma, con sportelli nella Capitale e in Sicilia (Palermo, Catania e Bronte).

Le indagini effettuate dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania, anche sulla base dell’analisi della documentazione messa a disposizione dalla Banca d’Italia, hanno consentito a questa Procura di contestare una serie di episodi di gravi irregolarità nell’amministrazione e di gravi violazioni normative. In particolare, le indagini svolte dalle Fiamme Gialle etnee hanno messo in evidenza:

– un anomalo accentramento del potere decisionale a favore dell’allora Presidente del Consiglio d’Amministrazione, Filippo Azzia e dell’ex direttore generale Alfio Benvegna, i quali, nella redazione del bilancio del 2012, hanno adottato criteri di valutazione dei prestiti non in linea con i principi contabili internazionali;
– l’inefficace azione di controllo da parte del collegio sindacale che, in particolare, ha omesso di svolgere una sorveglianza attiva sulla corretta applicazione della normativa antiriciclaggio;
– un’imprudente politica creditizia che ha provocato il rapido deterioramento del comparto con pesanti conseguenze sulla redditività e il patrimonio;
– differenti conflitti di interesse originati dall’esistenza di “parallele” relazioni d’affari intrattenute dagli amministratori della Banca con clienti della stessa;

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