“Russo ci diede dei “coglioni” e “teste di cazzo”, rinfacciandoci che, a suo dire, ci aveva “raccolti dalla strada” in quanto dovemmo fare i “raccoglitori di patate” non i giornalisti. Dispongo di una registrazione di questa riunione, fatta materialmente da uno di noi. I colleghi rimasero atterriti mentre lui leggeva la lettera e diceva che non ci potevamo permettere di chiedergli spiegazioni. Dopo altri insulti lanciò il fogliò per aria si alzò e se ne andò”. La giornalista Maria Grazia Murabito, dipendente di Ultima TV dal mese di settembre 2016 fino a novembre 2017, racconta ai magistrati del burrascoso rapporto con il loro editore, – l’imprenditore Francesco Russo Morosoli, arrestato oggi – e ciò che successe all’indomani della presa di distanza di alcuni giornalisti dalla decisione di far transitare i loro contratti ad un‘altra società. Per la vicenda che riguarda Ultima TV i magistrati parlano di estorsione ai danni dei dipendenti.
Le giornaliste Morabito e Giorgia Mosca vennero chiamate in Procura dai magistrati in seguito ad un esposto anonimo su denunciate condotte antisindacali all’interno dell’azienda “Ultima TV”. La Polizia giudiziaria ha accertato che Russo Morosoli Francesco Augusto era stato il legale rappresentante di Ultima srl dalla costituzione del 6 maggio 2017 fino al 20 novembre dello stesso anno (quando era subentrata la madre, Vinci Daniela Agata). Gli investigatori accertano, inoltre, che nel novembre 2017 alcuni giornalisti di Ultima Tv erano stati assunti per un mese dalla società interinale Quanta spa di Milano, e riassunti dall’1 dicembre 2017 (dopo il quinto rinnovo contrattuale consecutivo) mentre per altri non vi era stata alcuna riassunzione.
“Alla fine di novembre 2017, – spiega ai magistrati la giornalista catanese – a me ed a Eleonora Cosentino non venne rinnovato il contratto mensile con là Quanta S.p.a. La comunicazione mi venne data dalla responsabile dell’amministrazione. Gli altri vennero riassunti con Ultima Tv per tre mesi, rendendo evidente che l’assunzione con la Quanta S.P.A. serviva a spezzare la continuità delle proroghe ed evitare il contratto a tempo indeterminato’.
I rapporti tra l’editore televisivo e alcuni componenti della redazione sono pessimi al punto da far diventare una “chat” interna tra gli stessi giornalisti una sorta di atto d’accusa nei loro stessi confronti.
Ai magistrati la giornalista Murabito racconta: “Russo, dopo un primo atteggiamento conciliante, disse che nessuno aveva voluto dargli la chat ma che ne era venuto in possesso ugualmente. Ci mostrò le pagine contenenti la stampa dei nostri messaggi e iniziò à leggerli di fronte a tutti i dipendenti di Ultima Tv. Mentre leggeva il messaggio in cui io dicevo agli altri che l’assunzione con Quanta S.p.a. era un modo per non fare il contratto a tempo indeterminato, mi disse “allora non è vero che volevi il contratto a tempo indeterminato? “. Si mise a leggere i vari messaggi scritti da ognuno di noi in cui sostanzialmente ci lamentavamo della situazione e, di volta in volta, dopo aver letto i singoli messaggi, si rivolgeva al collega autore degli stessi dicendogli che per quel motivo non avrebbe avuto il rinnovo del contratto. Preciso che, prima di ciò, il Russo rimproverò tutti di non avere voluto consegnare la chat tranne Damiano Scala e Simona Zappalà che avevano dato la loro disponibilità ma fisicamente non gliela avevano consegnata”.
Un’altra giornalista della redazione, Giorgia Mosca, conferma ai magistrati, le dichiarazioni della sua collega Murabito. Mosca racconta che Russo mentre leggeva una lettera a lui inviata da un gruppo di giornalisti “…giunto al passaggio in cui dicevamo di non avere riscontrato nell’editore l’onestà intellettuale che avevamo sempre manifestato nel nostro lavoro, il Russo ci aggredì dicendoci testualmente: Coglioni”, ‘”raccoglitori dì patate” “vi ho preso dalla strada e vi ho dato ‘lo stipendio ‘, “la verità e che non avete un cazzo da fare ” oltre a vari ulteriori insulti. Alla riunione presero parte, accanto al Russo, la sua segretaria di fiducia Enza Benza, l’ing. Lo Grasso e il capo del personale Rosamaria, di cui non ricordo il cognome. Dopo dieci minuti di sospensione per raccogliere le idee, non riuscimmo comunque a replicare e il Russo ci disse: “Chi ci sta bene, chi non ci sta lì è la porta, ci sto tre nanosecondi a sostituirvi”. A quel punto firmammo tutti con la Quanta S.p.a. per un mese. Io registrai la riunione. Mi riservo di produrre tale registrazione”.
Come vendetta contro i dipendenti che avevano osato chiedere chiarimenti all’editore con una lettera e che avevano comunicato nella chat, Russo Morosoli, spiegano i magistrati, decise di non rinnovare più il contratto a Mosca Giorgia, Carli Marco e D’Urso Simona, confermando invece la sua fiducia ai tre dipendenti rimasti a lui ‘fedeli’.
Lo stesso Russo Morosoli, in una riunione, annunciò ai giornalisti che il rapporto di lavoro si sarebbe concluso con tutti tranne che Luigi D’Angelo, Valeria Maglia e Salvo Falcone.
“Qua dentro – chiarisce il ‘padrone in redazione’ davanti ai giornalisti che considera ‘raccoglitori di patate’ – contratto a tempo indeterminato tra di voi non ne avrà nessuno, così sgombriamo il campo.
“Ho gente sull’Etna da trent’anni a tempo determinato, chi si comporta bene e merita di restare in questo gruppo, resta!’ Chi non se lo merita va a casa”.