Le donne che subiscono atti di violenza hanno un modo in più per parlarne e trovare aiuto: attraverso l’iniziativa “Questo non è amore”. Il progetto, ideato e promosso dalla Direzione centrale anticrimine del Dipartimento della pubblica sicurezza, ha l’obiettivo di superare gli stereotipi e i pregiudizi per diffondere una nuova cultura di genere e aiutare le vittime di violenza a vincere la paura, rompendo la fitta rete di isolamento e vergona. Nei due anni della prima fase del progetto, a cui avevano aderito 22 questure, sono state quasi 80 mila le vittime di violenza che si sono rivolte alla Polizia.
Dal 19 novembre 2018 è partita una nuova fase dell’iniziativa permanente alla quale hanno aderito 83 questure che, con modalità diverse, nelle piazze e nei centri di aggregazione saranno a disposizione con materiale illustrativo e personale specializzato per dare informazioni e per raccogliere le testimonianze di chi, spesso, ha ancora esitazione a denunciare o a varcare la soglia di un ufficio di Polizia.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica su una maggiore consapevolezza, per combattere la violenza sulle donne, il personale delle questure, oltre ad essere tra la gente con i camper e stand informativi, sarà nelle scuole e nelle università per incontrare gli studenti e parteciperà ai convegni per far emergere storie con risvolti non solo giuridici, ma anche culturali e sociali.
Il capo della Polizia Franco Gabrielli nella prefazione alla pubblicazione di “…questo non è amore 2018” che riporta l’analisi dei fenomeni criminali relativi alla violenza di genere e le iniziative messe in campo dalla Polizia di Stato per combatterli, ha scritto che la violenza di genere “rimane una dolorosa attualità. E la Polizia di Stato vuole continuare ad essere in prima linea perché quel valore di uguaglianza diventi effettivamente autentico e perché ogni episodio di violenza contro una donna è una sconfitta per tutti”.