Come nel film “Amici Miei” (ma quella era una zingarata cinematografica), sono arrivati con scala e metro per misurare gli spazi: “Qui mettiamo il banco carni, là quello dei surgelati”.
I dipendenti del supermercato a marchio ARD di uno dei paesi della provincia dove è avvenuto l’episodio sono letteralmente caduti dalle nuvole. I visitatori venuti a “prendere le misure” hanno annunciato loro di essere lì in rappresentanza dei nuovi compratori che dal primo gennaio del 2019 subentreranno alla attuale proprietà.
Con il racconto di un fatto singolare accaduto in questi giorni, prendono di colpo consistenza le voci sulla vendita dei supermercati del Gruppo Abate, società leader nel settore della Grande distribuzione organizzata fondata dal commendatore Roberto Abate. Il gruppo, il cui timone è passato nelle mani dei 3 figli – Salvatore, Marcello e Laura – , vanta in Sicilia una settantina di punti vendita a marchio ARD, Famila e A&O. Oltre 1000 i dipendenti.
La crisi generalizzata del settore e una agguerrita concorrenza di gruppi italiani e internazionali hanno costretto il Gruppo Abate a rivedere al ribasso il proprio fatturato: nel 2016, dato disponibile, era di 257 milioni di euro.
Le voci insistenti sulla vendita dei supermercati sparsi in tutta l’Isola seguono di pochi mesi la notizia riguardante la vendita di Etnapolis (ad agosto l’immobile è stato ceduto per 90 milioni alla banca d’affari americana Morgan Stanley) e la “cura dimagrante” del contratto di solidarietà attuata con i propri dipendenti e d’intesa con il sindacato: 25% in meno dello stipendio, la metà dei quali ripianata dall’Inps, in cambio della salvaguardia del proprio posto di lavoro.
Il Gruppo Abate attualmente fa parte del consorzio “S.D. Sicilia Discount” gestito dal socio ragusano Ergon e di cui fanno parte anche le società Gicap e Palermo Discount.
In assenza di notizie ufficiali da parte del Gruppo Abate, il passaparola tra i dipendenti si è attivato nel giro di poche ore. Le voci insistenti parlano di uno “spezzatino” a favore di vari gruppi concorrenti che operano nel settore come Conad e Arena-Decò. Non una vendita in blocco, quindi, ma la vendita di ‘pezzi’ singoli a compratori diversi: uno ‘spezzatino’ appunto.
Le preoccupazioni riguardano il destino dei dipendenti del gruppo, in special modo le figure di vertice non sovrapponibili agli organigrammi delle società che si apprestano a rilevare i supermercati: nel fortilizio di Etnapolis, solo per fare un esempio, nel settore amministrativo e commerciale lavora una squadra di circa 60 dipendenti.
In ansia anche i lavoratori della “logistica”, assunti da altre aziende, che lavorano con il Gruppo Abate. Una di queste, la De Martino, ha manifestato l’intenzione di non rinnovare il loro contratto in scadenza il 31 dicembre di quest’anno.