Al “Bellini” di Catania l’opera pop “Storia di una capinera” firmata da Gianni Bella e Mogol: dal 9 dicembre

“Rivitalizzare il linguaggio del melodramma attraverso strade nuove”. E’ questo l’intento del sovrintendente del Teatro Bellini di Catania, Roberto Grossi, nel promuovere ‘La capinera’, “melodramma moderno” tratto dal romanzo epistolare ‘Storia di una capinera’ di Giovanni Verga che, con musiche di Gianni Bella, libretto di Giuseppe Fulcheri, liriche di Mogol, orchestrazione di Geoff Westley, regia, scene e costumi di Dante Ferretti, andrà in scena in prima mondiale dal 9 al 18 dicembre al Teatro Bellini di Catania. La produzione è del Massimo catanese con il sostegno della Siae e della Camera di Commercio del capoluogo etneo. “Verga scrisse il romanzo nel 1871 – ha spiegato Grossi – ambientandolo durante l’epidemia di colera che colpì la Sicilia a metà dell”800. Una storia che ha avuto ben tre versioni cinematografiche, ultima quella del 1993 di Zeffirelli, ma mai un passaggio in teatro. Per questo quando sono stato da Mogol e ho sentito la musica che Bella aveva scritto, ho deciso di intervenire con il Teatro Bellini, proponendola a Dante Ferretti che ha fatto delle scene ‘light’, adatte ad essere montate in tutti i teatri”. Grossi ha rivelato infatti di averla proposta “a tutte le fondazioni liriche italiane, ai teatri di tradizione e a tutti i maggiori teatri d’opera del mondo, che aspettano di vedere lo spettacolo il 9 dicembre per decidere. Quella sarà l’occasione per capire se abbiamo vinto la sfida oppure no”. La sfida per il sovrintendente del Teatro catanese intitolato al cantore di ‘Norma’ e ‘Sonnambula’ è “rinnovare la lirica, perché i teatri rischiano di diventare i ripetitori di autori del passato che, per carità – si schermisce – devono fare. Noi infatti apriremo la stagione con il ‘Flauto magico’ di Mozart. Ma bisogna osare e rinnovare”. E sceglie per questo la strada pop costituita da un cantautore come Gianni Bella e da un paroliere come Mogol, il quale rivela: “Quando Gianni mi propose di scrivere le liriche delle romanze, gli chiesi se avesse mai acquisito una cultura operistica. Mi rispose di no e io logicamente non accettai. Ma il genio va al di là del pensiero logico e quindi ascoltando la sua musica, qualche mese dopo decisi di scrivere le liriche. Perché Gianni Bella è il genio di questa compagine”, sottolinea Mogol che sostiene: “Ho conosciuto due geni nella mia vita. Gianni Bella e la pittrice Grazia Cucco”.

PER GIANNI BELLA E’ LA “PRIMA VOLTA” NELLA LIRICA

Bella, catanese come Verga, si è accostato all’opera lirica per la prima volta. “Quando decise di scrivere la musica ispirata al romanzo di Verga – spiega la figlia Chiara – aveva l’esigenza di andare oltre il pop e man mano che la composizione procedeva, questa gli dava la carica per andare avanti”. Il risultato è un “melodramma moderno”, come lo hanno definito gli stessi autori, che in realtà ricalca le strutture formali e musicali dell’opera ottocentesca, con romanze, recitativi, e una vocalità “straussiana”. Ci sarà perfino un balletto affidato a un danzatore dell’Aterballetto. Lo stesso Mogol ha dichiarato che “l’80 per cento della musica sembra scritta da Mozart o Verdi, con un 20 per cento più ‘moderno’, che è poi quello che ci piace di più”. “Ma sarà un’opera a tutti gli effetti – precisa Grossi – con cantanti lirici in scena”. Le scene dipinte, come nella tradizione ottocentesca, sono in corso di realizzazione a Cinecittà. La storia è quella di Verga “con qualche libertà”, spiega il librettista Fulcheri, che racconta l’amore senza speranza tra la novizia Maria e il giovane Nino, destinato a sposare la sorellastra di lei, sullo sfondo di una Catania appestata dal colera che nell’opera sarà personificato e avrà voce di basso. “Se non si fanno cose nuove – chiosa Francesco Nicolosi, direttore artistico del Bellini – il teatro rischia di diventare un museo”. Quanto infine alla definizione di “melodramma moderno” de ‘La capinera’, è stata scelta perché “quando ho letto la partitura – conclude Nicolosi – ho capito che in quella musica c’è un ponte che lega quest’opera al passato”.

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