Adrano, torna il ‘Caffè di Coppolino’: a dicembre riapre il bar che ha fatto la storia della città

coppolino

A dicembre torna il Caffè di Coppolino, il mitico bar che ha fatto la storia di Adrano. Dopo la chiusura, nei mesi scorsi, del Bar Spitaleri che nel 1980 aveva ereditato l’aura di prestigio, in tanti si sono detti amareggiati per la scomparsa di un luogo simbolo entrato nella memoria di un paio di generazioni. Ora il ‘Caffè di Coppolino’ è pronto a tornare, sebbene con un nome diverso. A rilevare il locale è un imprenditore del settore, Alfio Tomaselli, che dalla sua ha un ricco bagaglio di esperienza, per ultimo la gestione del popolare Cafè Europa, l’altro bar di Piazza Umberto. “Quella della riapertura è una notizia che guarisce una ferita, – commenta Saro Coppolino, figlio di Giovanni l’antico proprietario del locale – mai avrei immaginato di provare una così grande tristezza quando ho appreso che i fratelli Spitaleri avevano chiuso l’attività. E come me tanti altri adraniti che ricordano il bar di mio padre. Sapere che nella piazza principale del paese le insegne di quel bar torneranno presto a illuminarsi è davvero una bella notizia.

TANTI ‘CAFFE’ DI COPPOLINO’ APERTI NEL MONDO

“Le nuove generazioni – commenta Saro Coppolino, ex funzionario del Comune, adesso in pensione – non sanno nemmeno cosa sia stato il Caffè di Coppolino. Quelli che hanno dai 50 anni in su ricordano, invece, benissimo che il bar era diventato così popolare come punto di riferimento che in giro per il mondo – in America, a Namur in Belgio, ad Hannover in Germania, – le comunità di emigrati avevano battezzato ‘Caffè di Coppolino’ i bar dove erano soliti riunirsi”.

Val la pena, quindi, ripercorrere brevemente la storia del bar davanti al quale, come una pellicola interminabile, si è ‘proiettata’ la storia degli ultimi 70 anni di Adrano. Comizi, proteste di piazza, sfilate di Carnevale ed esibizioni musicali, hanno avuto come testimone il Caffè di Coppolino.

“Mio padre – ricorda Saro Coppolino – lo acquistò nel 1946 dalle sorelle Catania. Il locale era vicino all’Immacolatella, non ancora in piazza Umberto. L’affare rischiò di sfumare all’ultimo momento perché in quel locale il bandito Vincenzo Stimoli uccise una persona”.

GIOVANNINO COPPOLINO, GRAN FIUTO PER GLI AFFARI

Giovannino Coppolino, vezzeggiativo legato non solo alla statura ma soprattutto all’affetto che in tanti manifestavano al giovane e volenteroso adranita rimasto orfano dei genitori ad appena 14 anni, era un imprenditore con un grande fiuto per gli affari.

“Grazie alla sua attività commerciale – ricorda il figlio Saro – riusciva a far incontrare decine di persone. Non ‘istigava’ mai alla consumazione, ché in un bar è cosa legittima, gli interessava di più che la gente frequentasse il suo locale. Nel bar entrò uno dei primi televisori che si videro ad Adrano. Era un rito per mio padre vedere il TG della notte in religioso silenzio assieme all’avv. Pietro Castiglione, frequentatore affezionato del bar assieme al senatore adranita del Pci, l’avv. Pietro Maccarrone. Proprio quest’ultimo, in uno dei suoi libri, parla di mio padre come ‘educatore’ per averlo conosciuto a fondo”.

IL SENATORE DIETRO IL BANCO A SERVIRE CANNOLI

“Maccarrone siedeva ancora in Parlamento – ricorda Saro Coppolino – quando una domenica andò a trovare mio padre al bar. Era una giornata di festa e come al solito c’erano tanti clienti. Dopo un saluto veloce, mio padre chiese a Pietro Maccarrone di dargli una mano. E lui non se lo fece ripetere due volte”.

Quella domenica al Caffè di Coppolino fu un senatore della Repubblica a servire cannoli, cassatelle e ‘diplomatici’ agli adraniti che acquistavano le paste da gustare a pranzo.

Giovannino, il brevilineo adranita dalle spiccate doti imprenditoriali, amava sfidare a carte il senatore comunista. Mai la posta in gioco fu rappresentata dalla vile moneta.

“I patti erano chiari, – ricorda Saro Coppolino – essendo mio padre democristiano, se era lui a perdere doveva intonare ‘Bandiera rossa’. Al contrario, se a perdere era il senatore toccava a lui cantare Biancofiore”.

TUTTI GLI UOMINI DEL CAFFE’ DI COPPOLINO

Fior di barman-gentiluomini si sono succeduti al bancone del Caffè di Coppolino: Rosario La Mela, morto di recente e Nicola Spampinato, entrato ch’era ancora un ragazzino. Nei tempi di vacche grasse, dalle prime ore del mattino fino a sera il Caffè di Coppolino ‘sfornava’ mille espressi al giorno. Le mance dei baristi spesso raddoppiavano il già ricco stipendio.

Alla cassa del bar c’erano Peppino Greco e Fortunato Lauricella. Nel laboratorio di pasticceria ci si ricorda ancora di Antonino Vaccaro e Pietro Amendola, quest’ultimo poi andato in Belgio.

“Per un po’ – ricorda il figlio di Giovannino – mio padre tenne a contratto un pasticcere che lavorava da Caviezel a Catania, per dire quanta cura avesse per la qualità dei suoi prodotti”.

Scumone, cassatelle e arancini ‘con vero sugo di carne’ le specialità della casa. Negli anni d’oro Coppolino senior arrivò ad essere proprietario di 3 locali: il Caffè col suo cognome, il bar di Piazza Dell’Erba e La Casa del Gelato di via Roma, poi divenuto Bar Zullo.

“Giovannino” – morto nell’aprile del 2006 – fece in modo che nessuno dei due figli maschi, Filippo e Saro, proseguisse sulle orme del padre.

“FAI TU” E I SOLDATI AMERICANI INTESERO MALE

Negli anni del dopoguerra, dentro lo storico bar di piazza Umberto passarono anche i soldati dell’esercito americano. Al barista, come tutti un po’ intimorito da quegli uomini armati, chiesero uno cherry brandy.

“Fu mio padre a tirare tutti fuori dai pasticci – ricorda Saro Coppolino – prese un liquore alla ciliegia e aggiunse un po’ di altra roba. L’intruglio piacque ai soldati che, a un certo punto, chiesero di pagare.

‘Fai tu’ fu la pronta risposta di mio padre. Ma gli americani intesero la risposta come “five two”, una sorta di cinquantadue che non gradirono affatto. Un nostro parente che parlava un po’ di inglese, mi raccontava mio padre, per fortuna chiarì l’equivoco e calmò gli animi”.

Al Caffè di Coppolino si davano appuntamento le compagnie teatrali ospiti del “Bellini” di Adrano. Al bar fece tappa negli anni ’60 la carovana del popolarissimo Cantagiro di Ezio Radaelli.

Tra qualche settimana, come dicevamo, le porte di quello che è stato un pezzo di storia della città di Adrano tornano a riaprirsi in una veste modernissima e con un nome nuovo di zecca.

Quel cuore denso di umanità che torna a battere rappresenta qualcosa di più di una semplice gioia per gli adraniti. E’ la speranza di un nuovo inizio. Se rinasce, a suo modo, il Caffè di Coppolino, vuol dire che anche Adrano può tornare alla bellezza di un tempo.

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2 Comments

  1. Da ragazzino , e anche da giovane,compravo sempre le specialita’ eccellenti del bar.Li’ giocavo a carambola spesso e li’ ho visto Italia -Germania 4 a 3.Ah, ricordi indimenticabili.Dai Adrano,ritorna agli antichi splendori.
    Mio padre,Poddu A’ Mila(Giuseppe La Mela) e il signor Giovannino erano molto amici.

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