Mafia, la difesa di Ciancio ribatte alle “verità” della Procura etnea: “Dati stravolti con la logica del sospetto”

“Bisogna stare attenti: il procedimento di prevenzione non e’ un processo, è un processo che si fonda sul sospetto. E oggi per decreto il signor Mario Ciancio diventato un mafioso…”. Lo ha detto il legale dell’imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo, l’avvocato Carmelo Peluso. E allora come controbattere alle tre “verità” della procura, illustrate ieri in conferenza stampa: “Si controbatte – spiega Peluso – con la linea difensiva che abbiamo mantenuto fin dall’inizio di questa vicenda, tenendo presente che siamo davanti a una sentenza che si fonda esclusivamente sulle argomentazioni del pubblico ministero e senza alcuna utilizzazione di prova perche’ le prove sono riservate al dibattimento. Rapporti personali di Ciancio con i mafiosi? Il dottor Ciancio non ha mai avuto rapporti personali diretti con alcuni soggetto mafioso, lo posso dire avendo letto il processo e avendo visto esattamente tutto quello che e’ l’incarto processuale. Sono sospetti che nascono esclusivamente da dichiarazioni molto vaghe rese da alcuni collaboranti di giustizia che sono stati individuati come soggetti assolutamente credibili senza alcun vaglio dibattimentale”.
La linea editoriale del giornale La Sicilia? “Ci tengo a dire che io in questo giornale ho incontrato sempre giornalisti liberi, assolutamente indipendenti e mai condizionati dal direttore. Credo che costoro abbiano lavorato liberamente e in maniera indipendente: pensavo di avere provato nel processo che fosse a conoscenza che il pubblico ministero quante volte e’ stata pubblicata la parola mafia in 40 anni di attività del giornale, quante volte sono state pubblicate notizie riguardanti soggetti mafiosi coinvolti e arrestati mai sottratti, sia la notizia. Abbiamo portato decine di prime pagine del giornale stampate in maniera adeguata nella certezza che si possa verificare anche documentalmente quello che abbiamo detto soltanto a parole”. In ultimo il rapporto imprenditoriale: “Abbiamo dimostrato, documenti alla mano, utilizzando anche le indagini effettuate dai Ros dei carabinieri, che mai nelle attività imprenditoriali individuate dalla procura come argomenti contro Ciancio, c’é stato un momento in cui Ciancio ha delegato alla mafia interessi o attività commerciali e credo che questo sia un dato documentale nel processo ,che poi questi dati possono essere stravolti e in qualche maniera utilizzati con la logica del sospetto, purtroppo e’ la logica del bisogno di prevenzione ma il processo di prevenzione non e’ un processo, + un processo che si fonda sul sospetto”. Basteranno dieci giorni per scrivere l’appello? Peluso aggiunge: “Non sono pochi, ma la difesa di Ciancio è fortissima abbiamo argomenti validi abbiamo un supporto documentale tecnico importante ci impegneremo in 10 giorni a redigere un atto di impugnazione che sia degno di questo nome”.

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