Oggi il Fatto Quotidiano sotto il titolo “La Valigia di Cartone” dedica, a pagina 11, una pagina intera alle storie di chi va e chi resta nel nostro Paese, l’Italia. Tra queste, con il titolo “Sono ‘uscito e riuscito’ e non tornerò in Sicilia”, c’è il racconto-confessione (bello e terribile al tempo stesso) di Alessio Luca (la sua firma è riportata), giovane adranita “scappato” da Adrano dopo la laurea breve e senza alcuna intenzione di tornare in Sicilia.
Da Milano dove vive e lavora, Alessio si definisce con autoironia “rinisciotu” e spiega le ragioni. Qui di seguito il testo integrale della lettera.
I miei amici mi chiamano “rinisciotu”: in Sicilia c’è il detto “cu niscia riniscia”, che letteralmente significa “chi esce riesce”. E “rinisciotu” è una persona che nella vita “è riuscita”, ma ha anche un labile accento dispregiativo, perché il “rinisciotu” è anche uno che alla lunga disprezza il luogo in cui è nato, sputa sul piatto dove ha mangiato. Devo ammettere che per certi versi mi calza bene.
Ho 32 anni, convivo a Milano con Martina, abbiamo preso una casa in patto di futura vendita; lavoro da 6 anni e mezzo, faccio il consulente informatico, e la mia branca di specializzazione mi ha aperto tantissime porte e reso una persona molto fortunata; ho diverse richieste, in Italia e all’estero, ho anche lavorato per un anno circa a Lione.
Fino a 6 anni e mezzo fa, poco prima di prendere la mia laurea triennale in fisica, vivevo con mia madre e mio padre ad Adrano, in provincia di Catania, e campavamo con la pensione minima da meccanico di mio padre (circa 800 euro), una sfilza infinita di cartelle esattoriali dell’INPS ed un mutuo di circa 300 euro al mese da pagare. Come facevamo a vivere? C’era zia Pina. Dio l’abbia in gloria per sempre! Solo a ricordarla mi vengono gli occhi lucidi. Zia Pina era la sorella di nonno Agatino, era una suora spogliata, conduceva quindi una vita più che modesta fra casa e chiesa, e prendeva una pensione niente male. Così ogni tanto, quando arrivava una bolletta troppo alta e non sapevamo come fare, mia zia controllava nel cassettone sotto la TV. E lasciava quella carta di 100-200 euro che ci serviva per tirare avanti, e soprattutto per permettermi di completare gli studi.
Perché sono “rinisciotu”? Perché ogni volta che mi trovo in chat a discutere con i miei amici dico peste e corna riguardo alla terra in cui sono nato e ho vissuto per 26 anni. Perché sono consapevole che in Sicilia non metterò mai più piede per un periodo più ampio di 2 settimane. Perché in Sicilia l’ambizione viene frustrata continuamente da problemi di tipo sociale, economico ed ambientale. Non puoi vivere in Sicilia se ti sei acclimatato ai ritmi di una città regolata come Milano.
Ma, in mia difesa, sono “rinisciotu” perché odio ciò che succede in Sicilia. Ormai sono siciliano solo nel cuore, e milanese nella vita. E non tornerò più. Perché sono “rinisciotu”…