Crisi Gruppo Abate, Ponzo (Cisl): “Nessun licenziamento ma ‘solidarietà’”. Etnapolis acquistata da Morgan Stanley

“Il Gruppo Roberto Abate non vuole licenziare nessuno. Al 99% con una procedura di solidarietà si riuscirà ad arginare la crisi e a ridare respiro all’azienda”. Il segretario catanese della Fisascat-Cisl, Rita Ponzo, getta acqua sul fuoco divampato ieri dopo l’annuncio ufficiale – fatto dalla segretaria regionale della Fisascat-Cisl, Calabrò – che la ‘Roberto Abate S.p.A. ha avviato la procedura per licenziare 175 dei 900 dipendenti dipendenti dei punti vendita di Catania, Messina, Siracusa ed Enna.
Il tam tam della notizia ha allarmato i lavoratori del gruppo e, nel contempo, ha mandato su tutte le furie i dirigenti del gruppo che non hanno gradito la diffusione della notizia. Come se fosse possibile tenere nascosta una procedura del genere che coinvolge 175 addetti.
Titolari e manager dell’azienda che è tra i leader della grande distribuzione organizzata in Sicilia sono particolarmente inclini al silenzio. Sebbene da tempo si rincorrano voci sulla vendita di Etnapolis – il megacentro commerciale di Belpasso che faceva capo alla Alis Immobiliare – il Gruppo Roberto Abate non ha mai reso noto di avere venduto la struttura, agli inizi di agosto, alla banca d’affari americana Morgan Stanley che ha affidato alla Montenisia s.r.l. la gestione dell’immobile all’interno del quale operano circa 105 negozi. 

La Morgan Stanley, apprende il Corriere Etneo, ha acquistato “La Città del Tempo Ritrovato” – come l’ha battezzata Massimiliano Fuksas, l’architetto che l’ha progettata – per 90 milioni di euro circa.
Un prezzo assai inferiore rispetto ai 160 milioni spesi per realizzarlo nel 2005 in project financing. L’impressione che se ne ricava è di una crisi di liquidità del gruppo che, associata alla crisi generalizzata dei consumi, si traduce nell’allarme licenziamenti lanciato ieri dal sindacato.
Secondo la segretaria catanese della Fisascat-Cisl, Ponzo, il ricorso ad uno degli strumenti più utilizzati tra gli ammortizzatori sociali – la cosiddetta ‘solidarietà’ – è la strada per trovare la soluzione.
Ai lavoratori verrebbe applica[sg_popup id=”8060″ event=”inherit”][/sg_popup]ta una diminuzione dello stipendio, dal 20 al 25%, e l’Inps rifonderebbe l’80% di questa percentuale.
La “solidarietà” può essere chiesta dall’azienda per uno o, di rinnovo in rinnovo, massimo tre anni.

“In una situazione analoga – spiega Rita Ponzo – sono i lavoratori della Auchan di Catania che, a conti fatti, si vedono decurtato dalla loro busta paga il 12,5% circa del loro stipendio”. 
L’azienda, spiega la sindacalista catanese, non ha ancora presentato un elenco dei punti vendita siciliani dove si concentrano maggiormente le criticità. “Nei prossimi giorni – sottolinea – torneremo ad incontrarci per approfondire anche questo aspetto. Negli incontri fin qui avuti è emersa chiara l’intenzione di non procedere ai licenziamenti ma di far ricorso ad ammortizzatori sociali come la solidarietà”.

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