[sg_popup id=”7489″ event=”inherit”][/sg_popup]Una macchia rossa sul marciapiede, che oggi anno viene rinnovata, come a dire che la ferita resta aperta; un colpo di spray sulla memoria di questa città che non può trovare quiete. E sul muro un cartello: “Il 29 agosto qui è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia e dall’omertà dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti e dall’assenza dello Stato”. Libero Grassi, ammazzato 27 anni fa dai sicari di Cosa nostra che volle punire la sua ribellione solitaria al racket delle estorsioni, e’ stato ricordato stamane a Palermo, poco prima delle 8, nel luogo dell’agguato, in via Vittorio Alfieri. I figli Davide e Alice Grassi si sono soffermati davanti alle corone di fiori, in silenzio, vicino a loro diversi familiari, tra cui i nipoti di Libero. E poi, tra gli altri, il sindaco Leoluca Orlando, il prefetto Antonella De Miro, il commissario nazionale antiracket, Domenico Cuttaia, Tano Grasso, memoria operosa del movimento antiracket, Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi scampato a un agguato, l’ex procuratore di Palermo Pietro Grasso, i rappresentanti delle forze dell’ordine. Per la Regione l’assessore al Territorio, Toto Cordaro. Poche decine di persone hanno seguito l’omaggio all’imprenditore, pochissime le persone affacciate dai balconi. Numerose le iniziative, organizzate da Addiopizzo, tra dibattiti e tavole rotonde e soprattutto la seconda edizione della “Vela per l’inclusione sociale”: veleggiata in barche d’altura con i ragazzi di piazza Magione accompagnati da Addiopizzo e Lega Navale Italiana; un progetto, finalizzato alla prevenzione e alla riduzione del disagio socio-culturale e a favorire l’inclusione sociale.
“Io ho un ricordo personale di Libero Grassi, – denuncia Pietro Grasso, ex presidente del Senato, oggi presente alla commemorazione – ma quello che più colpisce dell’imprenditore è il suo ricordo pubblico, quando con la sua lettera e le sue apparizioni pubbliche ha fatto nascere il problema della solitudine dell’imprenditore a Palermo, abbandonato da tutti gli altri imprenditori, anche dalla politica locale. E tutto ciò lo ha portato alla morte”.
“Dobbiamo mantenere la memoria – dice Grasso – per continuare la lotta al pizzo che a Palermo è ancora in atto, anche se ha avuto molti successi”. “Io da Procuratore di Palermo ricordo ancora la nascita dell’associazione Addiopizzo”.