Migranti, per la Diciotti si aspetta ancora la soluzione: Procura apre fascicolo

Il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli spera che ci possano essere “delle soluzioni” per il caso dei 177 migranti a bordo della nave della Guardia costiera arrivata nel porto di Catania ma dalla quale non sono autorizzati a sbarcare.
“Come i migranti e l’equipaggio che si trovano a bordo della Diciotti, anche il governo italiano e il sottoscritto hanno gia’ aspettato abbastanza”, ha detto Toninelli, intervistato da Euronews. “Spero vivamente – ha aggiunto – che venga dato all’Italia l’aiuto che merita e che venga fatto nelle prossime ore, perchè se l’Italia e la Guardia costiera si fossero girate dall’altra parte, come purtroppo sembra aver fatto invece Malta, ci sarebbero probabilmente stati tantissimi morti, che oggi staremmo piangendo. I morti non ci sono stati, la Guardia costiera li ha salvati, ora intervenga l’Europa e faccia vedere che è veramente un’unione di Paesi e non un’unione di interessi particolari”.
   “Io penso, e spero, che entro domani (oggi per chi legge ndr) ci siano delle soluzioni”, ha poi detto il ministro, pur ricordando che le trattative sono portate avanti dalla Presidenza del consiglio, dal ministero dell’Interno e quello degli Esteri. “E’ tutto il governo che sta portando avanti queste trattative e sono gli altri Paesi a cui la palla si trova. Se vogliono giocare la partita della risoluzione di un problema enorme come quello dei flussi migratori, ci sarà un grande risultato a livello europeo. Altrimenti prevarranno gli egoismi e l’Italia prendera’ delle contro deduzioni a livello europeo su altri argomenti”. 
Intanto, la Procura di Catania ha aperto un fascicolo ‘atti relativi’, senza reati, sulla notizia, di ieri, dell’approdo di nave Diciotti nel molo di Levante con 177 migranti. Lo hanno firmato il procuratore aggiunto Marisa Scavo e il sostituto Andrea Bonomo. L’inchiesta principale restera’ comunque quella aperta dalla Procura di Agrigento, Luigi Patronaggio, sul tentativo di sbarco di un barcone con 190 profughi a Lampedusa, e sugli interrogatori di 13 delle persone arrivate a Porto Empedocle per evacuazione medica e sentite dalla squadra mobile di Agrigento e dalla guardia Costiera. I testimoni avrebbero detto di essere stati soccorsi da un’imbarcazione i cui occupanti hanno detto di essere maltesi, che hanno prima ‘scortato’ il natante verso Lampedusa, quindi, dopo circa 24 ore dall’intervento, avrebbero invertito la rotta
abbandonando i migranti, poi recuperati dalla nave della Guardia costiera italiana. Il Garante ricorda che gia’ nel 2016 l’Italia e’ stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo “per la mancanza di un’idonea base legale per il trattenimento nel 2011 di alcuni cittadini tunisini nel Centro di Lampedusa e in alcune navi ormeggiate nel porto di Palermo”. Inoltre, “la prolungata permanenza dei migranti a bordo della nave – a quanto risulta al Garante costretti a dormire sul ponte e esposti alle condizioni climatiche, in situazione di sovraffollamento e di promiscuita’ – potrebbe configurarsi come violazione dell’articolo 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) della Cedu, soprattutto se sono coinvolti soggetti vulnerabili come minori o persone traumatizzate. Ora l’approdo al porto di Catania senza possibilità di sbarco, se forse ha ridotto tale rischio di violazione ha anche reso ancor più’ evidente l’incongrua situazione di privazione della libertà personale”.
“La mancata autorizzazione allo sbarco – prosegue Palma – con la conseguente impossibilità di valutare le singole situazioni, appare ancor più critica visto che la maggior parte dei migranti sono di nazionalità eritrea, e dunque in ‘evidente bisogno di protezione internazionale’, secondo la terminologia utilizzata dalla Commissione europea nella procedura di relocation operativa fino al settembre 2017”. Il Garante ricorda a questo proposito che il trattamento riservato finora ai migranti è in contrasto con la piena effettività del diritto di accedere alla procedura d’asilo. Principio, questo sancito dalla Convenzione di Ginevra, dal diritto comunitario e dalla normativa italiana. Infine, il Garante esprime “rammarico per alcune affermazioni circolate in questi giorni e non smentite che vanno nella direzione della costruzione di una cultura che tende a considerare irrilevante la vita delle persone rispetto al dirimersi di conflitti di responsabilità tra diversi Paesi. 
La tutela dei diritti fondamentali delle persone non può essere sacrificata per nessun motivo, al di la’ della ragionevole aspettativa dell’Italia verso una maggiore solidarietà europea in tema di crisi migratorie”. 
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