La sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha confiscato il patrimonio di un ex parlamentare regionale siciliano, Giuseppe Acanto, ritenuto vicino alla mafia dell’hinterland palermitano. Patrimonio che fu valutato 800 milioni dagli investigatori della Dia nel momento in cui fu effettuato il sequestro, 3 anni fa. Il passaggio definitivo all’erario e’ stato deciso dal collegio presieduto da Raffaele Malizia, giudice relatore Luigi Petrucci, che ha accolto la richiesta del pool coordinato dal procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella. Giuseppe Acanto, detto Piero, di professione ragioniere, fu uno dei raccoglitori di denaro della mega truffa del Mago dei soldi di Villabate (Palermo), Giovanni Sucato, sedicente avvocato, morto in circostanze misteriose, ma pressochè certamente assassinato, il 30 maggio 1996. Anche Acanto fu costretto ad allontanarsi per un periodo da Villabate, proprio perchè sottoposto a minacce e intimidazioni, che lo costrinsero ad andare a vivere nelle Marche e poi a tornare in Sicilia solo nel 1998. L’immenso patrimonio del ragioniere, che tra il 2004 e il 2006 fu anche deputato regionale del biancofiore, lista collegata al Cdu, e’ composto da societa’, beni aziendali, distributori di benzina, immobili, partecipazioni societarie e titoli di credito. Acanto, secondo l’accusa, sarebbe stato vicino alle cosche di Villabate e alla famiglia Mandalà, uno dei cui componenti, Nicola, fu tutore della latitanza di Bernardo Provenzano. Secondo i giudici esiste una evidente sproporzione tra i redditi leciti di Acanto e la sua immensa fortuna economica. Restituiti invece una serie di beni ritenuti non appartenenti a prestanome di Acanto o di mafiosi: fra gli altri, a Elisa Di Girolamo e Antonio Crocco sono tornati indietro beni per un valore di circa 9 milioni.
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