Catania, ferirono 15enne per errore a S. Cristoforo: 6 misure cautelari

La polizia di Stato di Catania, su delega della procura della Repubblica, ha eseguito un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 6 persone, di cui 3 già detenute in carcere. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, furti aggravati, ricettazione ed evasione. Uno degli arrestati, Angelo Sciolino di 31 anni, dovrà rispondere anche di tentato omicidio aggravato, lesioni gravi e porto illegale di arma comune da sparo. La misura cautelare è l’esito di accertamenti investigativi, anche di tipo tecnico, avviati l’8 giugno 2016 a seguito dal tentato omicidio del pregiudicato di Sebastiano Musumeci, 42 anni: quella sera in via Di Giacomo nel rione San Cristoforo un killer a bordo di uno scooter aveva aperto il fuoco. Musumeci, colpito all’emitorace sinistro, era stato portato in pericolo di vita all’ospedale Vittorio Emanuele. Nel corso dell’agguato era rimasto ferito anche un minore di 15 anni, raggiunto da un colpo d’arma da fuoco alla gamba destra mentre camminava insieme alla madre e un bambino di 6 anni. 

Il minore ferito, ricoverato all’ospedale Vittorio Emanuele, era stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Successivamente era stato dimesso con una prognosi superiore ai 40 giorni. L’indagine, coordinata dalla procura distrettuale della Repubblica e condotta dalla Sezione reati contro la persona della squadra mobile, ha permesso di incastrare Sciolino, ritenuto dagli investigatori il presunto killer. In sede di sopralluogo la polizia Scientifica sequestrava 5 bossoli di pistola semiautomatica calibro 7,65, di cui 4 esplosi e uno integro, proprio in prossimità dell’abitazione di Sciolino. A suo carico, spiega la procura, vi sono “svariati elementi di prova”: la sua presenza sul luogo dei fatti e la sua fuga immediatamente dopo l’agguato, i suoi rapporti con Musumeci, reo di averne minato l’onorabilità familiare su Facebook, la mancanza dell’hard disk nel dispositivo dvr del sistema di videosorveglianza dell’abitazione dell’indagato (che riprendeva proprio il luogo dei fatti), il timore per la propria incolumità manifestata dallo stesso Sciolino a seguito dell’agguato patito dal Musumeci, le tracce di residui da sparo rilevate sugli indumenti e sul motociclo dell’indagato. Peraltro nel corso delle indagini, il 23 settembre 2016, il figlio minore di Musumeci avrebbe tentato di uccidere Sciolino. 

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