Ci provano in molti, ma con scarso risultato, a dare un po’ di colore alla città di Paternò. L’unica scala cromatica che ravviva la città è la stele di pietra lavica dell’Etna ceramizzata con una pennellata di colore, dedicata “Ai Siblings”, posta mercoledì scorso a Piazza della Concordia, a chiusura dell’anno sociale dal club service Rotary Club Paternò alto Simeto.
Per fortuna sono tante le iniziative intraprese da volontari cittadini che bonariamente cercano di riprendere il cammino lì da dove ha deviato e mirano a far diventare di nuovo bella Paternò. Come piazza Della Concordia, che potrebbe anche cambiare nome ed essere dedicata a Barbaro Lo Giudice, figura di alto livello politico e umano ed ex sindaco di Paternò. Quando abitava in quella piazza, Lo Giudice era già deputato alla Regione Siciliana, poi divenne vice ministro della Repubblica. In silenzio lavorava per il bene della sua città natale, scrivendo una pagina importante nella storia contemporanea della Sicilia.
Il sindaco di Paternò, Nino Naso, ha un motivo in più per mantenere la sua promessa, fatta quasi un anno fa.
Accendere una luce su un problema che spesso passa in sordina “i siblings”, ovvero una parola a noi sconosciuta, ma comunemente utilizzata per definire i fratelli e le sorelle di persone con disabilità. Il Rotary di Paternò si è fatto carico di sensibilizzare in modo perenne la città a sostegno di quelle famiglie che quotidianamente affrontano disagi con dignità, coraggio e spesso tanta fede. I siblings, come i genitori ed in particolare le persone con disabilità, dovrebbero avere a disposizione in modo formale ed informale gli aiuti concreti e morali di cui necessitano.
E’ in assoluto la sua prima opera permanente nella sua città. Il maestro ceramista Barbaro Messina paternese di nascita, adottato dal comune di Nicolosi sin dal 1999 che gli ha dato la cittadinanza onoraria. Inserito nella lista dei “Tesori Umani Viventi” del “Registro delle Eredità Immateriali”, conosciuto in tutto il mondo, dopo quasi mezzo secolo di attività. A Paternò non c’era una sua opera che ne rivendicasse con orgoglio la sua filiale appartenenza. E’ arrivato, su insistenza del club service, il momento di esporre un opera del maestro ceramista Messina, di alto significato morale.
Chi conosce nel profondo l’animo di Messina, sa che quando era ancora studente, girovago per le capitali europee da Vienna a Parigi, Berlino, ha saputo cogliere lo stridente impatto delle opere esposte a cielo aperto, appunto, il grigiore del cielo con le opere gigantesche cariche di colore. Come allora, ne sogna molte da piazzare in giro per la sua città. Paternò incastonato tra l’Etna e la valle simetina, gode perenne della luce del mezzogiorno, ma ahimè non ha opere da mostrare ai suoi visitatori, se non il territorio spesso deturpato.
Dopo vari studi – racconta Barbaro Messina – è uscita fuori la stele, che dallo scorso mercoledì si erge a piazza della Concordia. Una macchia di colore sulla città, un arcobaleno quale simbolo biblico ci ricorda come dopo la tempesta, arriva sempre il bello: il sole la luce.
Sembra esserci un sottile filo che lega lo studio di Messina alla metafisica di De Chirico. Non manichini ma figure umane che non poggiano, non gravano sulla società: una famiglia che adempie alle sue quotidiane azioni. Apparentemente ciò che reale è razionale, farsi carico dei figli sani come quelli malati. Chi passa e vede la stele la può anche scambiare per una stazione della “Pia Pratica della Via Crucis”. Invece no. Messina coglie il pensiero della madre, ne fa tesoro. Ed eccoli avvolti, gioiosi nella forma di un cuore alato che vibra, mai stanco, batte e gioca.
Qui mi piace ricordare, dal diario di Henri Frédéric Amiel “…come i vulcani ci fanno intravedere il cuore segreto della terra, l’entusiasmo e l’estasi sono esplosioni transitorie del mondo interiore dell’animo umano”. Ma questa volta facciamo in modo che l’entusiasmo e l’estasi durino molto a lungo, solidali sempre.