Paternò, 5 anni fa l’addio a Barbaro Conti: lo studioso dei personaggi dimenticati

PATERNO’. Il 23 maggio del 2013 veniva a mancare il professore Barbaro Conti. Dopo cinque anni rimane ancora irrisolta la sua volontà di creare un centro studi a lui dedicato. Il club Lions con l’avvocato Turi Asero più volte in questi anni, ha provato a forzare la mano facendo appello prima al sindaco Mauro Mangano e di recente anche al sindaco Nino Naso, affinché si potesse realizzare il desiderio del maestro Barbaro Conti.
Questo il ricordo di Alfio Cartalemi con un articolo che contiene l’ultima intervista poco prima della scomparsa dello scrittore e poeta.

E’ vero, siamo immersi in un mondo dove l’oratoria spesso è vuota. Peggio ancora se catapultiamo tutto il nostro vivere, il nostro essere, nell’infinito mondo del Web, dove tutto è virtuale, privo di senso di valore. Oggi tutti parlano di tutto, spesso avendo anche poca conoscenza dell’argomento di cui si sta discutendo, se c’è poi anche una buona dose d’arroganza e presunzione, si diventa anche ottimi opinionisti. Ecco perché nel parlare del professore Barbarino Conti, starò molto attento, trattando con prudenza le parole. Incontrando questo atipico personaggio, mi chiedo quale differenza c’è tra un critico moderno e il pensatore vero. Il vero pensatore, non ha certamente tanta voglia di apparire, si può immaginare come il saggio Socrate, impegnato più alla ricerca della conoscenza, preferendo vivere una vita più nascosta, mentre i Sofisti erano più propensi a fare politica, quindi desiderosi di apparire. Il professore Barbarino Conti, così registrato all’anagrafe, è nato a Paternò il 24 febbraio del 1930 da Filippo Conti e Lucia Costa, è un Critico Poeta Scrittore Storico. Ha scritto oltre 200 volumi, 1300 Liriche, racconti, 800 Articoli di Arte, Critica, Folclore, Letteratura, Storia, in parte apparsi in Antologie, libri, periodici. L’ultimo lavoro è dedicato al suo professore Santo Mazzarino. L’emerito professore Mazzarino aveva accreditato, infatti, il professore Conti presso l’Università di Bonn.

L’UNIVERSITA’ DI BONN LO INVITO’ A INSEGNARE IN GERMANIA
Il rettore della prestigiosa università tedesca, pur non conoscendo direttamente il professore Conti, lo invitò a trasferirsi in Germania per insegnare lettere. Ma la salute cagionevole di mamma Lucia non lo aiutò nella scelta, così Barbarino Conti preferì non accettare il prestigioso incarico e rimanere accanto alla mamma.
Conti insegnò presso molte scuole di secondo grado e anche di media superiore. Fu a Brescia ad Agira ed infine a Paternò. Come Socrate, il professore Barbaro Conti, lontano dai riflettori, dedicava gran parte della sua vita, alla ricerca allo studio del sapere. Malgrado l’età, lavorava anche 20 ore al giorno.
Anche a tarda notte, la luce del suo studio era accesa.
“Non credo di appartenere alla categoria dei filosofi – diceva – ma posso dire con certezza di appartenere al mondo dei poeti”.
Ma lei ha scritto molto!
“Si, anche il fruttivendolo scrive il prezzo delle patate, io scrivo ma prima studio molto, e poi dico quello che so”.
L’approccio col professore non è stato facile, ha buon motivo per diffidare. Molti  presunti amici e anche giornalisti, dopo averlo consultato, e magari dopo aver steso lunghe e ricche tesi di laurea, attingendo dai suoi scritti, non sono più andati, neanche per un saluto. E di questo lui ne soffrì molto. La nostra era stata una pacifica discussione, non posso ammettere che dopo qualche ora, mi sentivo appagato. In compagnia del professore Barbaro Conti il tempo non sembrava scorrere, era facile perdersi in tanti rivoli, come l’appetito che vien mangiando. I suoi argomenti preferiti erano Gianbattista Nicolosi, il Savasta  e il  Colonna. Egli era e rimane ancora oggi dopo cinque anni della morte un testimone  della storia patria di Paternò, senza il suo importante contributo la nostra storia rischia di svanire. Risponde con un secco “No. Fin quando ci sono persone capaci disponibili a registrare ricostruire riproporre gli avvenimenti della nostra città”.

LA SUA AMAREZZA PER IL DESTINO DI GIANBATTISTA NICOLOSI
Di seguito, la sua amarezza pensando al mitico paternese scappato da Paternò;  “Gianbattista Nicolosi se ne andato da Paternò, gli hanno buttato la pietra, ma perché se ne andato? Perché a Paternò non era apprezzato, addirittura lo trattavano male, fu costretto ad andarsene da Paternò. Forse lui pensava che le nuove generazioni di paternesi, gli avrebbero dato degna sepoltura, purtroppo lui non ha avuto una tomba nè a Paternò nè a Roma. La tomba che esisteva a Roma non c’è più, non ci sono più neanche le sue ceneri. Le opere manoscritte di Gianbattista Nicolosi si trovano in una biblioteca a Roma. Nei secoli passati nessuna amministrazione comunale, nessun sindaco nessun assessore alla cultura ha pensato di portare a Paternò i manoscritti di Gian Battista Nicolosi: nessuno. Io ho scritto ai custodi della chiesa dove ancora conservano le opere edite e inedite. Mi hanno pure risposto, mi hanno mandato l’elenco delle opere con relativo preventivo. Ma chi li può acquistare? Le opere che già si conoscono sono disperse alcune sono a Catania altre sono in giro.

“COLONNA SCRISSE MOLTE OPERE SU PATERNO’”
“Francesco Onorato Colonna ha scritto tante opere sulla nostra terra, la Sicilia, diverse volte venne a Paternò per ricostruire la storia del nostro castello. Lui ha scritto almeno due o anche tre volumi proprio su Paternò, nessuno degli amministratori si è mai interessato a portare a Paternò i manoscritti di questo monaco Francesco Onorato Colonna. Monsignor Gaetano Savasta conosceva un manoscritto del Colonna, uno, e lo cita nelle sue opere. Io, dopo varie ricerche nelle varie biblioteche e archivi della Sicilia, ho trovato trentatré volumi manoscritti del Colonna. Il Savasta conosceva un manoscritto da cui ha attinto e quel manoscritto ora si è perduto. Io ne ho trovato a Messina a Catania in tutto trentatré e li ho trascritti integralmente. Ora tutti questi libri si trovano trascritti e tradotti integralmente nella mia biblioteca: Biblioteca Barbaro Conti di Paternò. Aggiungo una chicca. Due opere si conservano anonime perché i primi fogli si sono strappati e sono andati perduti nel tempo. Io dopo studi e varie ricerche sono riuscito a trovare l’autore di queste opere che si conservano in una biblioteca pubblica. Risultano anonime per la biblioteca ma attraverso la grafia, i contenuti sono riuscito a dargli una paternità, il nome all’autore: sono di Francesco Onorato Colonna. Lo attesto io, perché li ho letti integralmente, li ho trascritti in italiano e tutte e due queste opere, ripeto anonimi per la biblioteca, sono di Francesco Onorato Colonna. Evidentemente un gioco da ragazzi, perché nessuno prima si era premurato di leggerli.

L’ENCICLOPEDIA PIU’ AGGIORNATA D’ITALIA
“Da 50anni ad oggi ho messo insieme tanti documenti da formare una enciclopedia la più aggiornata che ci sia in Italia, perché è aggiornata giorno dopo giorno. Una fatica enorme che oggi conta 22 volumi. E’ una enciclopedia universale che raccoglie di tutto: pittori, scultori, poeti, teologi filosofi di tutte le città del mondo.
“Però l’occhio mio, il mio pensiero è rivolto in modo particolare a Paternò. Perché Paternò è dimenticata. Non si trovano personaggi di Paternò nelle enciclopedie. Per esempio Michele Cannavò, un grande scultore, non si trova in nessuna enciclopedia italiana. Se fosse nato a Firenze o a Roma o a Torino o Milano, Michele Cannavò sarebbe stato nominato e riportato in tutte le enciclopedie. Altro esempio Ardizzone Carmelo non c’è in nessuna enciclopedia, ma c’è nelle mie opere perché io conosco le opere. Il professore universitario Nino Franco Ciccia non si trova in nessuna enciclopedia. Io ho raccolto tutte le opere edite e inedite del professore Ciccia. Perché questa grave esclusione? Perché le enciclopedie sono scritti da bravi professori, ma che risiedono in città come Firenze Roma a Milano le grandi città culturali. Questi grandi professori conoscono benissimo la storia di Firenze, di Milano, ma non conoscono la storia di Paternò, di Agira, Leonforte, di Adrano, Bronte e così via. Sconoscono totalmente i nostri uomini illustri, i nostri personaggi se pure bravi non sono trattati nelle grandi enciclopedie. Io vado in cerca dei personaggi dimenticati, questo da anni è il mio lavoro il mio impegno. Ricordare quelli che non hanno avuto voce e un volto nei libri.”
Nell’aprile del 2013 aveva finito di fare stampare l’ultimo volume “Fantasmi Teologi” una raccolta di poesie foto d’epoca e frammenti di storia di Paternò, ma non ha fatto in tempo a presentarlo alla città.

Riguardo l'autore Alfio Cartalemi

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