“Sono stato in silenzio, con il mio dolore e la mia paura, per tanto tempo, continuando a fare solo il mio lavoro. Ho pensato che il silenzio fosse la migliore delle strade, ma davanti alla falsificazione della realta’ non posso che reagire pubblicamente”. Cosi’ Paolo Borrometi, direttore de ‘La spia’ e presidente di Articolo 21 in un editoriale all’indomani della decisione del Tribunale del Riesame di Catania che conferma i piani dell’attentato di cosa nostra per eliminarlo. “L’ennesimo comunicato stampa di avvocati di pregiudicati, tenta di stravolgere la realta’. Il Tribunale del Riesame di Catania ha, purtroppo, confermato il tentativo del gravissimo attentato con un’autobomba nei miei confronti e nei confronti della mia scorta. Addirittura, cito testualmente, si dice che ‘sono accertati i contatti tra Giuliano ed il clan Cappello’ per la realizzazione dell’attentato. Forse per qualcuno il vero problema e’ che io non sia ancora morto, che sono vivo e continuo a scrivere. Non rimango in silenzio questa volta, visto che parliamo non della mia (sola) vita, ma di quella di 5 persone della mia scorta, delle loro famiglie, dei nostri affetti, e non accetto che qualcuno continui con questo ‘mascariamento’. Adesso basta. I boss mi vogliono morto, e qualcuno vorrebbe aiutarli, isolandomi. Mi affido, ancora una volta, a voi. Aiutatemi, aiutiamoci: solo facendo squadra potremo uscire da questo inferno, perche’ nella nostra Terra i simboli sono tutto e non si puo’ piu’ rimanere in silenzio”, conclude il presidente di Articolo 21.