“Uno spettro si aggira per la Sicilia, lo spettro di Montante”. Prendo in prestito, modificato e adattato per l’occasione, l’incipit del Manifesto di Marx, a 200 anni dalla sua nascita e a 170 anni dall’uscita del pamphlet dal quale poi nascerà la sinistra mondiale. Anche quella italiana, quella che oggi, assieme alla destra, quella del Cavaliere e consociati, insieme ai cittadini del Movimento pentastellato, si stringono in un tragicomico silenzio attorno alla vicenda di Montante.
Agli arresti per avere corrotto, ricattato, per avere violato tutto quello che era possibile violare, per avere costruito governi regionali o pezzi di essi grazie ad archivi segreti, all’ausilio di poliziotti corrotti, ai soldi di imprenditori disonesti e faccendieri. Nelle pause tra un delitto e un altro, il Dott. Montante si intendeva di legalità e guidava la Camera di Commercio di Caltanissetta, cioè determinava la piccola industria e gli affari dei commercianti nisseni, con quelli siciliani e buona parte di quelli italiano grazie al ruolo di vicepresidente nazionale di Confindustria.
Indagato per associazione criminale, agli arresti anche in questo momento che scrivo, nel silenzio più totale dei più, continua a detenere il ruolo di presidente della CCIIAA di Caltanissetta.
Solo pochissimi, tra essi il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Claudio Fava, attualmente presidente della Commissione Regionale Antimafia della Sicilia e da sempre impegnato nel suo percorso di legalità – non sempre istituzionale e quindi più credibile – e Michele Pagliaro, segretario siciliano della Cgil, hanno commentato l’affaire Montante. Per il resto, solo qualcuno tra gli indagati ha espresso, come da rito, fiducia nella Magistratura. Per il resto, incombe questo spettro sempre più fastidioso del silenzio. Ma quanti sono ad avere paura di questo archivio? Ma quanti sono i ricattati?
Gestire Sicindustria e la Confindustria, piazzare assessori e gestire appalti, significa determinare il futuro della Sicilia, di ogni famiglia siciliana, di ogni ragazza di ogni giovane che hanno avuto la tragica fortuna di vivere in una delle terre più belle del mondo. Quella stessa terra che ha però più di 45mila bambini che vivono sotto la soglia di povertà, che ha 7 siciliani ogni cento che non hanno da mangiare e un buon milione che non può andare in vacanza ed ha difficoltà a pagare le bollette, che non arriva a fine mese. Questi dati sono quelli dell’ultimo censimento Istat, non sono di fantasia. L’arresto di Montante e dei suoi sodali è quello voluto dalla Magistratura, non di fantasia. Il silenzio di molti è vero, non di fantasia. I siciliani vogliono sapere che posizione prendono sindacati, forze politiche, partiti, sindaci, deputati che si sono riempiti la bocca di legalità e sviluppo. Non è che il silenzio è determinato dalla paura dell’archivio segreto? Vuoi vedere che in tanti, oltre al Montante, si riempivano la bocca di legalità e le tasche di altro?
Perché ne parlo io? Perché ho aspettato che altri lo facessero e non lo hanno fatto. Perché sono Siciliano e mi tocca parlare, non stare zitto.
*Paolo Garofalo è ex sindaco di Enna e promotore dei Partigiani del Pd