Paternò, la morte di “don Salvatore” Ligresti: da Re del mattone ai guai giudiziari

Il paternese Salvatore Ligresti, imprenditore, uomo d’affari e fondatore del gruppo assicurativo Fonsai, morto ieri all’età di 86 anni, fu tra i protagonisti del boom economico della Milano “da bere” degli anni ’80. Malato da tempo, le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi mesi. ‘Don Salvatore’, come era soprannominato, si è spento al San Raffaele. Ingegnere, originario di Paternò, in Sicilia, Ligresti si era trasferito a Milano dove tra gli anni ’70 e ’80 aveva messo su un piccolo impero, dapprima come imprenditore immobiliare in pieno boom dell’edilizia, e poi reinvestendo i guadagni nelle maggiori società italiane, da Pirelli a Gemina, da Sai a Mediobanca, anche grazie allo stretto legame con Enrico Cuccia.

Bambi Susini, moglie di Ligresti, il 5 febbraio del 1981 venne rapita dai mafiosi Pietro Marchese, Antonio Spica e Giovannello Greco, fedelissimo di Stefano Bontate. Il sequestro si risolse un mese più tardi senza conseguenze per la Susini, che venne rilasciata grazie al pagamento di un riscatto di seicento milioni di lire. Due dei tre autori del sequestro, dopo essere stati individuati, furono ritrovati morti assassinati.
Negli ultimi anni Ligresti non aveva più ricoperto ruoli operativi nel gruppo assicurativo, rilevato nel frattempo da Unipol, a causa delle disavventure giudiziarie. Nel 1992 era stato arrestato nell’ambito di Tangentopoli con l’accusa di corruzione per gli appalti per la metropolitana di Milano e delle Ferrovie Nord. Scontò 4 mesi, ma la condanna definitiva del 1997 gli costò la rinuncia agli incarichi in Premafin e Fondiaria-Sai. Nuovi guai nel 2012 per l’accusa di aggiotaggio in relazione a due trust esteri titolari del 20% di Premafin, di cui era presidente onorario: nuovamente arrestato nel luglio 2013, subisce poi due condanne in primo grado, a Torino a 6 anni per falso in bilancio, e a Milano a 5 anni per aggiotaggio per il caso Premafin.
“Ligresti – commenta oggi al Corriere della Sera l’amico di famiglia Ignazio La Russa – ha cominciato a morire quando gli hanno sottratto le sue aziende. Da quel colpo non si è più ripreso”.

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