Sono trascorsi 40 anni da quando a Cinisi, in provincia di Palermo, la mafia uccideva Peppino Impastato, giornalista e attivista antimafia 30enne che dalle frequenze della sua Radio Aut denunciava, scherniva e metteva a nudo un sistema fortemente imperniato sulle collusioni politico-mafiose. Nato in una famiglia legata alla mafia (il padre Luigi era uomo d’onore vicino al boss Gaetano Badalamenti), nel 1965 Impastato fonda il giornalino “L’idea socialista” e aderisce al Psiup.
A vent’anni, prende parte attiva alle manifestazioni contadine contro l’esproprio per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Punta Raisi. La sua voglia di risvegliare le coscienze del paese lo porta nel 1976 a fondare il gruppo Musica e cultura, al quale aderiscono molti altri giovani suoi coetanei. Nel 1977, nel pieno fermento delle radio libere, fonda Radio Aut, attraverso cui denuncia i crimini e gli affari dei mafiosi, di Cinisi e Terrasini, a quel tempo sotto l’egida del padrino Tano Badalamenti. Con la sua satira sferzante, Impastato attaccava frontalmente il sistema mafioso, riscuotendo sempre più popolarità. Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni provinciali, ma non fa in tempo a sapere l’esito delle votazioni perché, dopo vari avvertimenti che aveva ignorato, nel corso della campagna elettorale viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio. Il suo cadavere venne disteso sui binari della ferrovia e quindi fatto esplodere con una carica di tritolo, per inscenare un suicidio. Una tesi avvalorata dalle forze dell’ordine e dalla magistratura che ridussero la vicenda ad un atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto ucciso. A far passare in completo anonimato la morte di Impastato fu poi la concomitanza con il ritrovamento a Roma, in via Caetani, del cadavere del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. A restituire il giusto onore alla morte di Impastato, denunciandone la matrice mafiosa è stato l’impegno del fratello di Peppino, Giovanni, e della madre Felicia Bartolotta. A loro si aggiunsero i compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo che portarono alla riapertura dell’inchiesta giudiziaria.
Al maggio del 1984 risale la sentenza con cui l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuendolo però ad ignoti. Dopo un lunghissimo iter processuale, costellato da archiviazioni e ricorsi, soltanto l’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio di Peppino Impastato, e condannato all’ergastolo. Esattamente 2 anni prima, nel 2000, la storia di Peppino Impastato era stata restituita alla memoria collettiva, in tutta la sua potenza, dal fortunato film di Marco Tullio Giordana “I cento passi”. Divenuta una vera pellicola di culto, il titolo del lungometraggio si rifà alla distanza, appena 100 passi appunto, che separava casa di Impastato da quella di Badalamenti, nel corso principale di Cinisi. Per ricordare Peppino Impastato sono tanti gli appuntamenti in programma oggi. Dalle 10, presso il casolare rurale in cui Peppino Impastato venne ucciso, l’associazione “Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato” ha organizzato un presidio. Seguirà la premiazione dei vincitori del Bando Scuole. In collaborazione col CRICD (Centro Regionale per l’Inventariazione, la Catalogazione e la Documentazione) dell’assessorato regionale ai Beni culturali, fino a venerdì, dalle 9 alle 13, il casolare resterà aperto al pubblico.
Nel pomeriggio, alle 16, la marcia da “Radio aut”, quindi da Terrasini, fino alla “Casa Memoria Impastato”, a cui – come ogni anno – parteciperanno associazioni, studenti e istituzioni. Quest’anno ci sarà un collegamento con la famiglia di Giulio Regeni e l’avvocato Alessandra Ballerini. Domani, 10 maggio, si terrà un raduno in Vespa da Cinisi a Corleone fino a Portella della Ginestra, per riappropriarsi di quei luoghi dove per anni i diritti sono stati negati per volontà di boss come Provenzano, Riina e Bagarella. L’iniziativa è organizzata dal “Vespa club Valdera” con Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato e Libera. Si partirà da Cinisi alle 8.30, poi l’arrivo in piazza Marconi a Corleone e il saluto della commissaria Giovanna Termini al centro sociale intitolato al piccolo Di Matteo. Alle 12.30 il pranzo nella sede della coop “Lavoro e non solo” di Corleone, poi partenza da Corleone verso Portella della Ginestra per ricordare “chi ha perso la vita per chiedere quanto gli spettava di diritto”. L’11 maggio infine, alle 21, all’interno del casolare verrà messa in scena la pièce teatrale “Lamentu per la morte di Peppino Impastato”, alla presenza dell’assessore dei Beni culturali, Sebastiano Tusa.