Si aggrava la posizione del direttore dell’Ispettorato territoriale del lavoro di Catania Domenico Tito Amich finito agli arresti domiciliari giovedi’ scorso per corruzione nell’ambito dell’operazione “Black job”. L’indagato che all’interrogatorio di garanzia di sabato si era avvalso della facolta’ di non rispondere, uscito da palazzo di giustizia ha allungato di un paio di chilometri il percorso per il rientro a casa, passando davanti casa della fidanzata che il giorno dell’operazione aveva subito una perquisizione da parte dei militari della Guardia di finanza. Amich, violando il regime degli arresti domiciliari con divieto di interloquire con alcuno ad eccezione del suo legale, l’avvocato Salvo Trombetta, avrebbe anche effettuato delle telefonate sempre alla sua fidanzata. Per questa ragione il sostituto procuratore della Repubblica Fabio Regolo, titolare dell’indagine, ha chiesto ed ottenuto dal gip Giuliana Sammartino l’aggravamento della misura per “esigenze di carattere probatorio” con l’arresto in carcere nel quale stamattina e’ stato trasferito. Il Gip ha anche revocato l’interdittiva della sospensione per un anno che era stata comminata al legale dell’Enaip Ignazio Maugeri che lunedi’ e’ stato interrogato fornendo delle spiegazioni alle contestazioni che gli sono state mosse dall’accusa. Dalle indagini della guardia di finanza di Catania, che si e’ avvalsa anche di intercettazione e della collaborazione di funzionari dell’Ispettorato del lavoro, sono emerse la scomparsa di fascicoli, le richieste di sanzioni annullate e la concessione di rateizzazioni al minino in cambio non di soldi, ma di favori: voti dagli imprenditori aiutati, e un soccorso politico alla Regione per ottenere promozioni o assunzioni in strutture pubbliche.