Rapporto Dia: le altre mafie oltre Cosa nostra

Sempre più numerose, sempre più strutturate, sempre più violente. Le organizzazioni criminali straniere presenti in Italia continuano nella loro espansione. E se in Sicilia, Calabria e Campania – avverte l’ultima semestrale della Dia – i gruppi di matrice etnica “operano tendenzialmente previo assenso delle organizzazioni mafiose”, oltre queste regioni “si avverte una maggiore autonomia che sfocia anche in forme di collaborazione quasi paritetica”. Nel nome di quella che gli analisti dei servizi definiscono una doppia “anima”: “banditesca” l’una, “paramafiosa” l’altra. E con uno spettro di affari che va dal traffico di droga a quello di armi, rifiuti e merci contraffatte, passando per la tratta di persone da avviare al lavoro nero e alla prostituzione.
Gli investigatori sono concordi: quella albanese resta l’organizzazione straniera più ramificata in ambito nazionale, con un’alta capacità di rigenerazione e ricambio. Grazie anche alla “alleanza” con gruppi italiani, i clan albanesi si sono ritagliati sempre più un ruolo da protagonisti nel commercio di droga e nello sfruttamento della prostituzione senza mai rinunciare alla vocazione alla violenza: tra di loro varrebbero ancora le regole del “kanun”, un codice consuetudinario risalente al XV secolo e alternativo alle regole dello Stato, secondo cui i congiunti della vittima di un omicidio possono uccidere, di diritto, gli autori del fatto o i loro parenti maschi sino al terzo grado, purché di età superiore ai 14 anni. Un rapporto saldissimo è quello che lega i clan albanesi alla criminalità pugliese, non solo per la vicinanza geografica: i porti dell’Adriatico restano gli approdi privilegiati per tutti i traffici illeciti dai Balcani.

ROMENI SPECIALISTI IN REATI INFORMATICI
La Dia segnala anche la “progressione criminale” della criminalità romena che – superata la vecchia struttura in piccole bande – ha guadagnato in autonomia operativa e oggi si è ritagliata un ruolo nel traffico di esseri umani grazie al supporto di connazionali residenti in altri Paesi dell’Est. Elevata la specializzazione nei reati informatici, come la clonazione di carte di credito e la captazione dei codici di accesso ai bancomat. I gruppi malavitosi dei Paesi dell’ex Urss attivi sul territorio nazionale, “se da un lato mirano ad infiltrare l’economia legale attraverso sofisticate operazioni finanziarie, dall’altro risultano attivi nel traffico di stupefacenti e di armi, nel contrabbando di tabacchi lavorati esteri e nei reati di tipo predatorio”. I più esposti al rischio di reimpiego dei capitali illeciti sono i settori immobiliare, commerciale e alberghiero delle maggiori località turistiche.

ASSETTO VERTICISTICO PER LA CRIMINALITA’ CINESE
Nessun dubbio sulla “mafiosità” della criminalità cinese, forte di “un assetto verticistico caratterizzato, all’interno, da una fitta rete di rapporti, ramificati sul territorio” e di “relazioni basate essenzialmente sul legame familiare e solidaristico”. All’interno delle “cellule criminali” cresce il tasso di violenza e si fa sempre più consistente la presenza delle nuove leve: tra i settori di interesse più rilevante, il contrabbando e l’importazione, lo stoccaggio e la distribuzione di prodotti contraffatti, fatti arrivare dalla Cina attraverso porti e aeroporti utilizzati anche per il traffico illecito di rifiuti. Strettamente connessa alla fase dell’import di merce illegale, è quella, successiva, della lavorazione e della finitura dei prodotti, specie nel caso di semilavorati: numerosi i laboratori clandestini, privi di qualsiasi forma di sicurezza, dove vengono impiegati, in condizioni di schiavitù, connazionali clandestini. Se per il riciclaggio e il reimpiego di capitali la criminalità cinese si proietta all’esterno, cercando relazioni anche con ambienti professionali italiani collusi, nel caso del traffico di stupefacenti, della prostituzione, dell’usura e del gioco d’azzardo la gestione resta essenzialmente interna alla comunità. La criminalità sudamericana comprende i sodalizi di origine boliviana, colombiana, venezuelana, dominicana e peruviana, la cui principale attivita’ illecita resta il traffico internazionale di cocaina: i narcos provvedono al trasporto dello stupefacente sfruttando sia le rotte marittime che quelle aeree, anche attraverso i corrieri “ovulatori”. Forte l’interesse dei gruppi sudamericani anche nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di giovani donne da destinare alla prostituzione. Traffico di droga e tratta di esseri umani finalizzata alla prostituzione sono il core business della criminalità nigeriana, nota anche per la sua vocazione alla violenza: in Italia opera il sodalizio denominato “‘black axe’, una consorteria a struttura mafiosa ben radicata anche in altri contesti, il cui vincolo associativo viene, tra l’altro, esaltato da una forte componente mistico-religiosa”. Gli insediamenti maggiori si registrerebbero a Torino, Novara, Alessandria, Verona, Bologna, Roma, Napoli e Palermo. I gruppi nigeriani riescono a garantirsi, all’origine, l’acquisto della droga convogliata nei laboratori di stoccaggio, in Nigeria, Togo e nelle nazioni limitrofe. Gli stupefacenti, una volta lambita l’Africa occidentale, raggiungono l’Italia attraverso varie direttrici, che percorrono indifferentemente la via aerea, marittima o terrestre. Significativa anche la presenza dei gruppi nordafricani, attivi soprattutto nell’import e distribuzione di sostanze stupefacenti. In questo caso le rotte del narcotraffico partono dal Maghreb e arrivano in Italia attraverso Spagna e Olanda.

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