Paternò, un libro per ricordare Ciravolo: intellettuale con “la passione per il sapere”

PATERNO’. “Ogni vita merita un racconto, ogni racconto merita un eroe”. Spesso sono gli intellettuali a lasciare come testamento la propria biografia, invece i comuni mortali scrivono la biografia degli eroi. La differenza c’è.  Il professore Angelo Ciravolo non è stato un eroe, ma di sicuro era un intellettuale di alto rilievo. La sua biografia l’hanno scritta altri a quattro mani Claudio Tugnoli e Pippo Virgillito, ribaltando l’assioma, appunto: una storia non esiste se qualcuno non la scrive. Presentato venerdì sera, presso il salone della biblioteca comunale G.B. Nicolosi di Paternò, il libro sulla biografia di Angelo Ciravolo “La passione del Sapere” Angelo Ciravolo, uomo di scuola e di cultura. Presente anche il sindaco accompagnato da alcuni componenti dell’amministrazione locale. Organizzatore dell’evento Sicilia Antica. Relatori l’avvocato Salvatore Asero Milazzo, il presidente di Sicilia Antica Mimmo Chisari, e Rocco Giudice docente dell’I.P.A.A “Santo Asero” di Paternò. A moderare la serata la giornalista Agnese Virgillito. Naturalmente tutto si è svolto alla presenza dei due autori del libro il professore Claudio Tugnoli e l’avvocato Pippo Virgillito. Presenti in sala anche parenti del professore scomparso. Il professore Tugnoli, docente di filosofia e storia nei licei, attualmente collabora con il dipartimento di sociologia di Trento, autore di numerosi saggi, traduttore di articoli dedicati ad autori e argomenti di filosofia morale, filosofia della religione e antropologica filosofica. Ha collaborato con il professore Ciravolo in traduzioni di testi biblici. Pippo Virgillito è un nome molto noto a Paternò per il suo costante attaccamento alla cultura contadina di cui ha scritto molto. E’ socio fondatore di Sicilia Antica della sezione di Paternò, nonché autori di saggi e libri. “In pochi giorni sono divenuto testimone della storia umana di un mio concittadino che avevo perso di vista quando si era recato nel Trentino a insegnare, oltre quarantani orsono”.

Virgillito venuto a conoscenza della scomparsa del professore Ciravolo, il 22 ottobre del 2015, ha accettato assieme al professore Tugnoli di dedicarsi alla biografia di Ciravolo. Ha messo da parte un suo personale lavoro quasi pronto, “Cavalcando le nuvole”, per buttarsi a capofitto sulla ricostruzione della vita di Ciravolo. Nel suo piano di lavoro, oltre alle preziose foto storiche, anche il contributo di quanti hanno conosciuto in vita Ciravolo, parenti ed amici. Pippo Virgillito è riuscito a strappare in tempo prima della sua scomparsa, la testimonianza di Turi Sinatra, che con Ciravolo, Luigi Lojacono, Francesco Giuffrida erano componenti del comitato civico del Sacro Cuore nel 1946. Una raccolta di preziose testimonianze che descrivano quasi per intero la natura introversa del professore. “Una vita ricca di nubi e squarci di sole, di eventi che appartengono a un mondo che sta smarrendo la memoria e che io ostinatamente desidero che riviva oggi, domani, sempre”. Gli ultimi testi autobiografici, che raccontano quando la morte venne dal cielo, i bombardamenti del luglio del 1943 a Paternò, lo scrittore Francesco Alberto Giunta racconta della sua famiglia e della sua casa distrutta nel quartiere della Madonna della Grazia. Il giornalista Giovanni Palumbo racconta della sua famiglia sorpresa dal raid, quando era in via San. Marco. Nel suo libro l’onorevole Lombardo racconta della sua posizione in zona di via Duca degli Abruzzi, sfollato come tutti. Virgillito nella biografia di Ciravolo, accentra l’attenzione nel quartiere Montecenere, dove il bombardamento fu devastante. Proprio lì in quella casa a piazza Puglia, dove ancora oggi fiorisce il glicine, morirono i genitori e il fratello di Domenico Ciravolo, solo lui miracolosamente rimase in vita. Un racconto, quello di Virgillito che travalica la cronaca, ne fa una lirica.

“C’era in lui il ricordo continuo di una lapide, un fiore reciso dalla guerra del ‘43, una croce, dove d’estate le farfalle si posano leggere come in preghiera e d’inverno il respiro del vento batte sui crisantemi appena offerti ai propri cari, là dove riposano i giusti, nel cimitero monumentale, sulla Collina normanna di Paternò, satura d’arte e di millenni di storia…
“Una vita dalla quale Angelino Ciravolo è andato via senza avvisare nessuno; solo, in silenzio, con l’umiltà e la semplicità cristallina che portò dentro lo scorrere degli anni della sua vita più che ottuagenaria, nel luminoso cerchio della sua anima, col suo carico angoscioso di umanità, con il suo fardello di bene e di male.
E’ partito in punta di piedi; passato silenziosamente dal mistero della sua vita al mistero doloroso della morte. Senza fuochi d’artificio, senza lunghi cortei, senza alcuna pompa magna come si addice agli artisti di un certo rilievo. Un corteo senza lacrime, senza dramma esteriore della morte contro la quale Angelino ha perso definitivamente l’ultima partita a scacchi.
C’era solo il suono delle campane della chiesa di Santa Barbara ad accompagnarlo lentamente mentre si avviava verso il cimitero, varcando la soglia del cimitero per trovare definitivamente la Via, la Verità, la Luce. Verso il cielo intanto si eleva la preghiera degli umili e nel calice vuoto del giorno resta l’amara dolcezza dei ricordi, i dolci ricordi appesi ai chiodi della fanciullezza e della memoria, veri e genuini frammenti di eternità”.

Il professore Tugnoli porta il lettore nella millenaria riflessione. L’uomo è il solo ed unico essere vivente che combina il binomio della sapienza, rilegata all’immortalità e l’ignoranza alla morte. Tugnoli riporta due esortazioni di cui il Ciravolo era pervaso. “Festina lente” (affrettati lentamente) e “Stude sapietiae (Ama la sapienza). Se il professore Ciravolo non ha lasciato nulla, o quasi, è perché egli era convinto di non scrivere nulla, o se lo faceva subito dopo lo distruggeva, perché nulla è così definitivamente vero o scontato da non meritare più alcuna ricerca ulteriore, alcuna messa in questione.
Il sapere ha dunque due facce: “Solo ciò che rimane ha significato. L’ossessione per la fine è inevitabile, il panico dinnanzi all’oblio che trascina ogni cosa con se, hanno contribuito a mantenere unita la comunità: la virtù che ciascuno ha saputo coltivare non ha solo rafforzato i legami che uniscono la società e la mantengono pacifica, ma è stata decisiva anche per assicurare la memoria, la sconfitta dell’obblio attraverso la preservazione del buon nome quale condizione della vita dopo la morte.
L’individualismo della nostra epoca, pur dovendo fare i conti con critici autorevoli, non contribuisce alla valorizzazione del significato della vita individuale e non afferma, ma nega alla radice qualsiasi aspirazione alla sopravvivenza oltre la morte, che comincia, in ogni  caso, con il riconoscimento sociale delle virtù di cui gli uomini hanno dato prova nel loro cammino terreno”.

Si può pensare e ragionare in maniera del tutto opposto, ma per i posteri vale la richiesta che l’avvocato Asero ha pubblicamente fatto al Sindaco Nino Naso: intitolare una via al nostro concittadino Angelino Ciravolo.

Riguardo l'autore Alfio Cartalemi

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