E’ cronaca dei giorni scorsi la scomparsa a 91 anni dell’ex ministro Giovanni Galloni. Democratico cristiano della prima ora, era stato ministro alla Pubblica Istruzione, vice presidente del C.S.M. Era nato a Paternò, anche se aveva perso molti ricordi della sua infanzia che con la famiglia lo legavano a Paternò: Diceva: “Qui mi sono sempre intimamente sentito di appartenere”.
Il papà Antonino, in epoca garibaldina era un procuratore delle imposte, sposato con la mantovana Luisa Bertazzoni, impiegato prima a Castrovillari poi a Catania ed infine fu trasferito a Paternò. Giovanni terzogenito dopo due femmine venne alla luce il 16 giugno del 1927, pare il giorno prima del Corpus Domini. La famiglia abitava in via Garibaldi, al passaggio della processione la mamma lo espose come segno di ringraziamento al Signore, per avergli dato un maschietto dopo due femmine. Frequentò la scuola elementare del primo circolo, poi con la famiglia dovette abbandonare la Sicilia. Per raggiungere la Toscana, il Veneto e poi a Bologna dove si laureò in giurisprudenza. Però mantenne sempre i contatti con Paternò, con i suoi amici d’infanzia tra cui Francesco Intelisano e Francesco (Ciccino) Ciccia. Quest’ultimo nel 1988 in veste di presidente del Kiwanis, in coincidenza della carica di ministro della Pubblica Istruzione di Giovanni Galloni, e per la sua brillante azione politica nel campo della scuola, lo invitò a Paternò per una importante conferenza che si tenne presso l’auditorium don Milani a fine dicembre del 1988. Alla conferenza erano presenti il magnifico direttore dell’Università di Catania Federico Rodolico e il Provveditore agli studi di Catania Ottaviano Nicita.
Sono passati trent’anni quando Galloni avviò quella profonda trasformazione della scuola italiana, quale l’autonomia della scuola, la regolamentazione dei precari e l’istituzione del “modulo”. Si deve a Giovanni Galloni se molti insegnanti precari nell’anno scolastico 1988/89 hanno finalmente potuto avere l’immissione in ruolo, grazie al “doppio canale” ovvero un escamotage che consentiva all’esercito di precari di presentare domanda in due province italiane. Fu in quella occasione che da Paternò annunciò profonde riforme scolastiche sia programmatiche che strutturali. Ma il suo sogno da uomo politico, più volte espresso, era quello di vedere un “sud” protagonista. Si augurava che dal sud potesse nascere la nuova era post modernismo. Così non è stato, purtroppo.
“Tornato a Paternò altre volte come conferenziere”, ci racconta Nino Tomasello, “l’hotel Sicilia era la base per programmare la giornata. Dopo il bagno di folla e il saluto agli amici, amava rifocillarsi gustando le prelibatezze della cucina nostrana, un modo per rivivere l’infanzia. “Siamo a Paternò allora mangiamo le larunghie”. Così anch’io ho mangiato le larunghie. Con il solo rammarico per non averle mai mangiate prima”.