“Le operazioni di soccorso non si esauriscono nel mero recupero in mare di migranti, ma devono completarsi e concludersi con lo sbarco in un luogo sicuro” e di certo “non può essere considerato un luogo sicuro quello dove vi sia serio rischio che la persona possa essere soggetta a pena di morte, tortura, persecuzione, a sanzioni o trattamenti inumani o degradanti, o dove la sua vita o la sua libertà siano minacciate”. Lo scrive il Gip di Ragusa Giovanni Giampiccolo, nel suo decreto di 16 cartelle in cui motiva la decisione di rigettare la richiesta di sequestro preventivo cui era sottoposta, su decisione della procura di Catania, dal 18 marzo, la nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms, ormeggiata a Pozzallo, dove era approdata con 218 migranti oggetto della contesa con le autorità libiche. Il Gip etneo il 27 marzo aveva confermato il sequestro per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma rinviato la decisione a Ragusa in quanto “insussistente” il reato associativo. Adesso, per il collega ragusano quei migranti, anche a fronte dell’intervento e di una presunta competenza sull’area della Libia, non potevano essere consegnati al Paese africano. Per il Gip ibleo, infatti, in ordine alle informazioni attualmente disponibili, la Libia resta un luogo “in cui avvengono gravi violazioni dei diritti umani, con persone trattenute in strutture di detenzione in condizioni di sovraffollamento, senza accesso a cure mediche e a una adeguata alimentazione, e sottoposte a maltrattamenti, stupri e lavoro forzati”. E “non si ha prova che si sia pervenuti in Libia o in porzioni del suo territorio a un assetto accettabile di protezione dei migranti soccorsi in mare”.
“Sono felice, finalmente abbiamo avuto ragione, come abbiamo sempre sostenuto, ma non era scontata una decisione del genere”.
Lo ha detto l’avvocato Rosa Emanuela Lo Faro, commentando la decisione del Gip di Ragusa di dissequestrare la nave dell’Ong spagnola ProActiva Open Arms. Il legale assiste il comandante della Ong. “Tutto è bene quello che finisce bene, ma abbiamo vinto una ‘battaglia’, credo che la guerra legale non finisca oggi, ma continuerà e sarà lunga”, ha invece affermato l’avvocato Alessandro Gamberini, che difende il capo missione della Ong spagnola.