Dopo l’intercettazione tra due mafiosi in cui si parla dell’ordine di uccidere il giornalista Paolo Borrometi e alla luce della situazione che vede altri 18 giornalisti protetti dallo Stato e “tanti altri cronisti che quotidianamente sfidano la morte perché raccontano quello che accade sui loro territori”, Fnsi e Articolo 21 inviano una lettera aperta ai direttori dei quotidiani e alla quale si può aderire inviando una mail a [email protected] o [email protected]. Tra i primi aderenti figurano i nomi di Lirio Abbate, Michele Albanese, Monica Andolfatto, Federica Angeli, Dario Barà, Luigi Bruzzano, Floriana Bulfon, Michele Cassano, Don Luigi Ciotti, Vania De Luca (Ucsi), Raffaella Della Morte, Vittorio Di Trapani, Ilaria Fevola, Lorenzo Frigerio, Alessandro Galimberti (Unci), Giuseppe Giulietti, Raffaele Lorusso, Elisa Marincola, (portavoce Articolo 21), Giuseppe F. Mennella, Renato Parascandolo, Sandro Ruotolo, Claudio Silvestri, Paola Spadari, Alberto Spampinato, Giovanni Tizian, Paola Venanzi, Carlo Verna, Imma Laura Viggiano, Vincenzo Vita. “Siamo convinti che la solidarietà nei confronti di chi subisce le minacce non sia più sufficiente – si legge nella lettera -. Il tema delle mafia è scomparso dall’agenda della politica. Chiediamo all’informazione di riportarlo al centro della discussione. Noi, firmatari di questa lettera aperta, chiediamo un impegno concreto a tutte le testate giornalistiche a scrivere, a realizzare inchieste, servizi radiofonici e televisivi, sulla carta stampata e sul web, in quelle terre di mafia che minacciano un giornalista, noi tutti. Chiediamo inoltre di richiamare l’attenzione delle istituzioni e degli editori sulle vite precarie di molti dei cronisti che fanno ogni giorno il loro dovere senza alcuna forma di tutela contrattuale: precarietà che indebolisce il giornalismo d’inchiesta. Vi proponiamo una settimana, quella che va dal 25 aprile al primo maggio, nella quale sensibilizzare l’opinione pubblica e a metà maggio un incontro pubblico in Sicilia con voi, direttrici e direttori, cittadini e associazioni per discutere dei risultati di questo comune impegno informativo sulle mafie. Paolo Borrometi non può restare solo. Non deve restare solo”.