Si è presa un’altra vita, la SS 284. Una mamma di Biancavilla che rientrava dal lavoro, da Etnapolis “la città del tempo ritrovato” che ti conduce – se vai a Paternò – sulla strada-killer del tempo perduto per sempre che è diventata la 284 Occidentale Etnea.
Cosa sia successo ieri con esattezza non sappiamo e non è, quindi, partendo dalla dinamica dell’incidente che muoviamo alcune critiche. Le migliaia di automobilisti che tornano da Catania diretti a Biancavilla, Adrano, Bronte o Randazzo, hanno ben chiaro il livello elevatissimo di pericolosità che scatta una volta immessi sulla SS 284.
Noi catanesi di provincia abbiamo rimosso, come si fa con i sogni cattivi, le brutture mortali della scorrevole a 4 corsie che da Paternò si dirige verso Catania. Una barriera divisoria ha fermato per sempre, almeno in quel tratto, la macabra contabilità degli incidenti stradali.
La conta si è spostata negli anni in direzione della strada che ieri è stata teatro dell’ennesima tragedia. Nel volgere di pochi anni la SS 284 si è trasformata in una tomba a cielo aperto.
Con la velocità che raggiungono le auto, le due corsie devono essere per forza di cose separate l’una dall’altra. E’ stato fatto in un tratto di strada a Biancavilla, è necessario farlo per tutto il tratto di strada che conduce a Paternò.
L’Anas provveda e lo faccia in collaborazione con i comuni interessati alla messa in sicurezza.
E’ inutile far finta di non vedere che una serie di uscite, a Paternò, immettono sulla “scorrevole” senza l’ausilio di una corsia e quindi sono altamente pericolose: il “muso” delle auto si affaccia sulla strada dove altre macchine sfrecciano a velocità incredibile.
Una barriera divisoria è forse l’intervento immediato meglio realizzabile. Qualcuno se ne faccia carico. Non ne possiamo più di contabilizzare il dolore senza che su quella strada nessuno intervenga.
Potrebbero interessarti anche questi articoli