Pasqua nelle tradizioni di famiglia: “U ciciliu” a casa della nonna

Ricordo che da piccola, una settimana prima di Pasqua, nonna Pina, la mia nonna materna, invitava me e i miei cugini a casa sua per la preparazione del ciciuliu, un dolce tipico della Pasqua siciliana.

Era la nonna a stabilire il giorno e dopo la scuola, entusiasti per le novità che ci attendevano, andavamo a casa sua. Dopo pranzo, la nonna ci dava un grembiule ciascuno e metteva tutti gli ingredienti sul tavolo. Ognuno di noi aveva a disposizione un bicchiere di farina e un po’ d’acqua che servivano a tenerci impegnati mentre lei preparava l’impasto per il “ciciuliu”. Nel frattempo, mio nonno arrivava in cucina con un cesto di vimini, realizzato da lui, pieno di uova. La moglie preparava una pentola d’acqua nella quale cucinava tutte le uova. Quando l’impasto era pronto, la nonna lo divideva in porzioni e ci dava delle direttive per iniziare a lavorarlo. Si doveva creare una base solida che non doveva essere troppo spessa ma grande abbastanza per potere posizionare l’uovo e poterla decorare. Era fondamentale cospargere il tavolo e le mani di farina, per non fare appiccicare l’impasto. Preparata la base, la nonna posizionava le uova e ci aiutava a modellare con l’impasto la testa di un gallo, che doveva rigorosamente avere dello spago colorato nel becco. In realtà era sempre lei che creava la “testa del gallo”, noi in realtà mettevamo lo spago, che simboleggiava la paglia.

A questo punto iniziavamo a decorare l’uovo, su cui venivano poste delle strisce che servivano a fissarlo sulla base. Successivamente ognuno di noi aggiungeva a suo piacere le decorazioni, sfoggiando la sua creatività. A me piaceva realizzare con l’impasto dei fiori,delle borsette piene d’uova, e mi divertivo a creare l’erbetta ricavando dei morbidi ciuffetti con la forbicina. Infine la nonna sbatteva delle uova e ci divideva il composto nelle tazzine. Questo era il momento più divertente, durante il quale spennellavamo il composto su tutto il “ciciuliu”, che serviva a farlo dorare durante la cottura. Prima di mettere i dolci in forno, tutti noi decoravamo il “ciciulio” con le tradizionali “codette di zucchero”, che abbellivano la nostra “opera” con mille colori.

L’ultimo passaggio, il più complicato, spettava alla nonna. Tutte le nostre creazioni erano spostate dal tavolo alla teglia per essere messe in forno. Il “ciciuliu” era il nostro regalo di Pasqua. Molto più bello e più importante dell’uovo di Barbie o delle Winx che si trovano al supermercato. La nonna ce li consegnava quando tutta la famiglia era riunita per il pranzo di Pasqua. La soddisfazione più grande, oltre che mangiarlo, era quella di mostrare il nostro lavoro ai nostri genitori, che fino a quel momento non avevano visto le nostre creazioni.

Testaì Giusy 5^CP

Riguardo l'autore CORRIERE GIOVANI

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