Fino al secolo scorso, il padre era considerato ancora come colui che provvedeva al benessere materiale della famiglia tramite il lavoro. Rappresentava il rigore e l’autorità contrapposti alla tenerezza e all’emotività della figura materna. Oggi, il padre moderno non si vergogna di mostrare le proprie debolezze e di manifestare apertamente le emozioni più intense. Anche il cinema rappresenta questa tipologia di padre che alterna l’autorevolezza e la sensibilità.
Emblema del padre-eroe è quello rappresentato nel film “La vita è bella”, uscito nelle sale cinematografiche nel 1997, ambientato nell’Italia di Mussolini. Il protagonista Guido (Roberto Benigni) riesce a rendere la vita infernale dei campi di concetramento un vero e proprio gioco per risparmiare al figlio la crudeltà dei nazisti. Guido rinuncia a tutto e sacrifica la sua vita pur di proteggere il figlio e salvarlo dalla morte certa. Un magnifico Roberto Benigni, tanto da meritare il premio Oscar quale “migliore attore protagonista” e per il “miglior film straniero”.
Un altro film che valorizza la figura del padre è “Alla ricerca della felicità”del 2006. Il protagonista, l’attore Will Smith, lasciato dalla moglie per la situazione economica precaria, si assume la responsabilità del figlioletto Christopher, rivestendo anche anche il ruolo della madre. Con grande determinazione riesce a risollevare il proprio status economico, e a realizzare i suoi sogni, di vita e di lavoro, riscoprendo un nuovo rapporto con il figlio.
Ma il cinema non celebra solo la tenerezza paterna, sono molti i padri che tendono ad avere un atteggiamento autoritario, come emerge dal film “Billy Elliot” del 2000.
Billy è il giovane protagonista che, preferendo la danza, si schiera contro il modo di pensare del padre, che considerava poco virile una passione tradizionalmente riservata alle donne. Nonostante i pregiudizi del padre, che continuava a denigrarlo e ad ostacolarlo, il ragazzo riuscirà a realizzare il suo sogno.
Nella tradizione cinematografica, un film che propone un’immagine inedita di San Giuseppe è “Per amore solo per amore”di Pasquale Festa Campanile, proiettato per la prima volta nel 1993. Giuseppe viene rappresentato come un uomo semplice, umile falegname, che non disdegna le donne e i piaceri che la vita gli offre.
Certamente è un’immagine che si allontana dalla tradizionale iconografia cattolica. Tuttavia, rinuncia alle sue quotidiane abitudini, per stare con la giovane Maria, affascinante e sicura di sé. La loro relazione viene messa a dura prova dall’inaspettata gravidanza di lei poiché Maria gli annuncia allo sbigottito consorte di portare in grembo il figlio di Dio. Giuseppe non sa come comportarsi, cerca una risposta logica all’inquietante interrogativo sulla paternità del nascituro e soprattutto una via di uscita da questa situazione difficile. Alla fine Giuseppe mette al primo posto i sentimenti per la sua donna e per amore ne accetta il figlio. Accudendolo e crescendolo come se fosse il proprio, va oltre l’orgoglio ferito e si assume la responsabilità di guidare il piccolo Gesù nel difficile cammino che lo attende.
Nicotra Rosmery, Testaì Giusy, Castigione Chiara 5^ CP